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Politica

Roxy bar, Regione Lazio si costituisce parte civile nel processo penale

Oggi la Regione Lazio si è costituita parte civile nel processo penale a carico dei 4 imputati coinvolti nell'aggressione al Roxy Bar ai danni dei due proprietari del locale e di una donna invalida. La Regione Lazio è parte civile sia nel processo celebrato oggi con rito abbreviato nei confronti dei tre esponenti della famiglia Di Silvio, sia nel processo a carico dell'unico imputato che ha scelto il rito ordinario, Antonio Casamonica. Per la costituzione di parte civile nei confronti dei tre esponenti della famiglia Di Silvio i termini per la costituzione di parte civile sono scaduti in data odierna. Lo comunica in una nota la Regione Lazio. 

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Cronaca

Fecondazione eterologa, anche nel Lazio

(Fonte: www.ansa.it)
La fecondazione eterologa offerta dal servizio pubblico arriva nella Regione Lazio, nella Capitale, nelle sedi del S.Anna e del San Filippo Neri che fanno capo alla Asl Roma 1. La novità è stata presentata questa mattina al S.Anna dal governatore Nicola Zingaretti, con l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato e il dg dell'azienda Angelo Tanese. Il servizio offerto dalla Asl Roma 1 a partire da oggi è il primo simile del centro-sud Italia. Fino a oggi i romani che volevano usufruire del servizio di fecondazione eterologa per avere un figlio erano costretti a pagare un centro privato o andare all'estero. Da oggi sarà possibile farlo prenotando una prima visita ginecologica per infertilità attraverso il Recup regionale. La fecondazione eterologa prevede l'uso di gameti (sia ovociti che spermatozoi, o entrambi) provenienti da donatori esterni alla coppia. "Un centro pubblico vuol dire rispettare la Costituzione della Repubblica", ha detto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
 

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Cronaca

Roma, inchiesta Casamonica: prescrizioni e «favori» nella carriera del boss Bìtalo

(Fonte: Corriere della Sera, di Fulvio Fiano) – Salvato dalla prescrizione (sei anni per una sentenza di appello), scarcerato già prima come tossicodipendente (frequentava il locale dove spacciava la famiglia), beneficiato dal misterioso smarrimento della denuncia di una sua vittima, trattato come un delinquente comune pur avendo un già ricco curriculum criminale. La resistibile ascesa del boss Giuseppe Casamonica ha goduto di benevoli ostacoli, se non addirittura colpose agevolazioni. Circostanze raccolte dal pm Giovanni Musarò a corredo degli oltre 30 arresti eseguiti il 17 luglio contro il ramo della famiglia sinti che ha nel 46enne Bìtalo (padre di quattro figli e già nonno) il suo capo indiscusso.

Già nel 1996 una sentenza contro il cassiere della Magliana, Enrico Nicoletti, indicava i Casamonica come i veri temuti esattori della famigerata associazione criminale. Eppure, racconta la pentita Debora Cerreoni all’inizio della sua collaborazione, maggio 2015, nessuna speciale sorveglianza c’è su di loro in carcere. «A Rebibbia — dice la donna fuggita dal clan — i colloqui con i bambini avvengono presso l’area verde, dove non c’è il rischio di essere intercettati». Ed è durante questi colloqui privati, hanno poi dimostrato le indagini, che Giuseppe impartisce alla sorella Liliana le indicazioni per gestire gli affari all’esterno.

In quell’epoca Bìtalo sta scontando una condanna definitiva a 10 anni, che riconosce fin dal 2009 l’esistenza di una associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti con base in vicolo di Porta Furba. Ma la sua permanenza in carcere sarebbe potuta essere più lunga se non fossero intervenuti due fattori. Il primo è che una ulteriore condanna a sei anni del giugno 2008 (estorsione ai danni di una pizzeria sulla Tuscolana) non produce effetti perché la sentenza di secondo grado arriva solo nel 2014 e il reato viene dichiarato prescritto dalla Corte d’appello, che pure riconosce la «configurabilità dei delitti».

Il secondo alleggerimento della sua detenzione arriva in virtù di un’ordinanza del Tribunale di sorveglianza del marzo 2017, che accoglie la richiesta di trasferimento in una struttura di recupero per tossicodipendenti a Trivigliano, nel frusinate, per scontare l’ultimo anno di pena. Un affidamento in prova così motivato: «La misura appare idonea ad assicurare per il condannato una possibilità di recupero e il contenimento della sua pericolosità sociale (…) Egli non commette reati dal 2009 (era in carcere da quasi 10 anni, ndr)». La sua condizione di cocainomane, annota ancora il giudice, è aggravata dal fatto che «occupandosi della gestione di un locale notturno a Roma è entrato in contatto con ambienti sociali nei quali era diffuso e abituale l’uso di sostanza stupefacenti (…) La famiglia per lui rappresenta un valido sostegno». Un anno dopo, Bìtalo tornerà in carcere con l’accusa di gestire assieme a figli e familiari un traffico di droga, fornita dalla ‘ndrangheta degli Strangio.

Infine un episodio rimasto senza spiegazioni. Una delle vittime citate nell’ultima ordinanza, Ernesto Sanità, al quale è stata tolta la casa da Giuseppe Casamonica per pagare un debito, già nel giugno 2007 era andato in commissariato a denunciare. Denuncia regolarmente protocollata ma, come ricostruito dagli accertamenti chiesti dal pm, mai trasmessa in procura. «Suddetta carenza — annota l’informativa della questura — è da ricondursi al mancato sviluppo dell’indagine che avrebbe consentito l’identificazione completa dell’autore del fatto, per come può evincersi dagli elementi raccolti».

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Cronaca

Roma, 8 volte no alle case offerte dal Comune: a Strasburgo il report sui rom del River

(Fonte: Corriere della Sera, di Andrea Arzilli) – I sì dei Camen e dei Filip: i primi a Craiova da qualche giorno riabbracciano i tre nipoti e l’unica figlia che era rimasta in Romania; i secondi, col sostegno economico del Campidoglio, già in affitto a Brasui Postouaro – centro urbano 120 chilometri a nord di Bucarest – e col lavoro assicurato in un cantiere edile del posto. Ma soprattutto i tantissimi no – detti in rumeno, bosniaco e kosovaro – che hanno segnato l’ultimo mese di trattative tentate dal Comune di Roma in vista dello sgombero del Camping River, il villaggio con 400 rom sulla Tiberina.

I verbali relativi a due anni di tentativi, i report quotidiani degli operatori sociali e del pool di psicologi mandati dal Comune, le video-storie e le coordinate delle famiglie che hanno detto no per continuare a vivere dentro al River nonostante l’avviso di sfratto notificato dal Comune, sono stati inviati ieri a Strasburgo alla Corte europea dei diritti dell’uomo dopo che i giudici hanno deciso per la sospensione (fino a domani) dello sgombero coatto. Giga e giga di dati a testimonianza dello sforzo dell’amministrazione nel proporre alle famiglie rom delle alternative a degrado, miseria e illegalità. Dal contributo all’affitto alle soluzioni di accoglienza presso le strutture capitoline fino al rientro volontario assistito, opzione quest’ultima sostenuta da un contributo di 3 mila euro all’anno prelevato dalle casse comunali. Tutte proposte formulate ad ogni colloquio con i nuclei familiari in questione, e quasi tutte puntualmente rispedite al mittente: alcune famiglie hanno rifiutato otto offerte del Comune.

Come nel caso della famiglia G., nucleo di sei persone rumene, che nell’ultimo mese ha detto quattro volte no al Campidoglio nonostante il primo abbocco – lo scorso 23 maggio, già si sapeva che il campo doveva essere smantellato -, avesse lasciato presagire un esito positivo della trattativa pre-sgombero. Gli operatori avevano infatti incassato dai G. la disponibilità a esaminare le soluzioni dell’amministrazione, quindi avevano fissato la data per il colloquio ufficiale. Al quale, però, alla fine nessuno si è presentato, buca in piena regola. Un «silenzio dissenso» che, secondo Arun -capofamiglia dei G. – valeva come un «non ci interessa più».

Il secondo tentativo è del 14 giugno: ai G. viene offerta una possibilità in una struttura del Comune. Però il no viene messo a verbale quasi subito, perché al River si sa da tempo che in tante case accoglienza della Capitale alle famiglie tocca dividersi per sistemarsi – i padri da una parte, moglie e figli da un’altra – e Arun (comprensibilmente) non vuole. Così gli operatori sociali riprovano garantendo ai G. un posto nella struttura situata in via Toraldo: lì le famiglie possono restare unite, nessuna separazione, solo un trasloco. Ma il no arriva lo stesso, secco e definitivo su questa terza come sulla quarta opzione, ovvero un pacchetto di proposte messo a punto e finanziato dal Campidoglio: massimo 800 euro al mese di sostegno all’affitto, l’inserimento nel mondo del lavoro attraverso una serie di corsi di formazione oppure una fiche di 5 mila euro da investire per avviare un’attività. Ma niente da fare. A parte i 14 sì dei rom già rientrati a Craiova più le quattro famiglie che hanno trovato una casa da affittare e che quindi usufruiscono del gettone comunale, il Comune ha incassato solo dinieghi. Tutti dettagliati nel plico spedito a Strasburgo.

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Roma, sgombero imminente per il Camping River: emergenza igienico sanitaria sblocca sospensiva Corte europea

(Fonte: Il Messaggero, di Lorenzo De Cicco) – E' iniziato lo sgombero dei nomadi dal Camping River. Nella baraccopoli di via Tiberina, a Roma Nord, sono arrivate decine di autopattuglie e blindati di Polizia, Carabinieri e Municipale. Da quanto apprende Il Messaggero, la sospensiva della Corte europea dei diritti dell'uomo, che scadrebbe domani, sarebbe stata sbloccata per via "dell'emergenza igenico sanitaria che è interesse preminente", spiegano fonti che stanno seguendo l'operazione.

La Corte Europea diritti dell'Uomo, cui il Campidoglio ha inviato le informazioni richieste sul tema, dopo il ricorso di 3 abitanti del campo aveva deciso la sospensione dello sgombero fino a domani. Al momento, a quanto si apprende, oltre a quelle già andate via dal campo, altre 20 persone hanno accettato l'offerta di accoglienza presso le strutture del sistema allestito dai servizi sociali di Roma Capitale.

 

 

 

 

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Cronaca

Maselli: moderati di centrodestra, ecco la Piattaforma Futuro

Paola Guerci, nella sua rubrica Punto Donna, ha intervistato l’on. Massimiliano Maselli, consigliere regionale di Noi con l'Italia e presidente della commissione Sviluppo Economico. Maselli si è espresso sulle misure prese dalle istituzioni sulla parità di genere, sull'audizione di Filippo Tortoriello tenutasi qualche giorno fa e sulla riorganizzazione dell'area moderata di centrodestra.

"Nel Lazio – dice il consigliere regionale – non manca una legislazione abbastanza puntuale come, per esempio, la legge del ’99 sull’imprenditoria femminile, quella sulla definizione del contratto sullo stalking e quella sulla sicurezza domestica. Il problema è, come si sa, che le risorse non sono mai sufficienti". 

L'audizione di Filippo Tortoriello, tenutasi in comissione Sviluppo Economico, è stata importante e partecipata, elevando il grado di consapevolezza della commissione e dei consiglieri.

"Tortoriello – spiega Maselli – parlava non solo a nome dell'industria, ma anche a nome di sindacati e associazioni. Hanno avuto la sensibilità di pensare ad un progetto vero, guardando nel futuro. La bozza di progetto riguarda Roma dal 2030 al 2050. E’ un piano che necessità di una visione, cosa che è mancata negli ultimi 25 anni. Solo così è possibile stare al passo di Londra e Berlino, rispetto alle quali siamo indietro sotto molti profili. Per esempio, c'è un ritardo infrastrutturale, abbiamo bisogno di una semplificazione della burocrazia ed è necessario costruire una città ad impatto 0. Serve anche risolvere il problema delle barriere architettoniche.

Massimiliano Maselli ha anche parlato del  futuro dell'area moderata del centrodestra: "Forza Italia, Noi con l’Italia ed Energie per l’Italia (l’area più liberal-popolare del centrodestra) sta soffrendo per una carenza di ptroposta politica. Abbiamo creato la Piattaforma Futuro per creare una classe dirigente proveniente dal basso. Parteciperanno sindaci, assessori regionali e municipali. L'obiettivo è quello di ripensare modelli poletici e riorganizzare l’area".

In basso il podcast dell'intervista in Punto Donna… Non perderlo!

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Roma, sgombero a sorpresa al Camping River

(Fonte: la Repubblica) – I vigili al Camping River (ansa) Agenti della Polizia Locale e assistenti sociali del Campidoglio si trovano dalle prime ore della mattina presso il Camping River, in via della Tenuta Piccirilli, in zona Tiberina, per offrire soluzioni alloggiative alternative ai residenti del campo rom, nel quale vivono circa 150 persone, e successivamente sgomberare la struttura. Fonti parlano di operazione di "assistenza sociale" e riferiscono che finora "20 persone hanno accettato l'offerta di accoglienza presso le strutture del sistema allestito dai servizi sociali". In realtà sono state anticipate le operazioni previste per domani.

L'ordinanza di chiusura firmata la scorsa settimana dalla sindaca Raggi parla di motivi sanitari alla base della chiusura del villaggio.Lo sgombero del campo, programmato dal Campidoglio per martedi', e' slittato inizialmente per un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, inoltrato da tre residenti, con l'organismo di Strasburgo che ha chiesto al governo italiano uno stop delle operazioni fino a domani. Ieri, durante un vertice tra la sindaca Virginia Raggi e il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini, il titolare del Viminale ha garantito il supporto del governo all'operazione.

"Stanno sgomberando il Camping River. Senza dire nulla alle famiglie sulle soluzioni alternative, senza un progetto. Senza nulla se non la voglia di prendere voti umiliando i deboli. Questo sono la Raggi e Salvini. Non vogliono risolvere i problemi, vogliono diffondere l'odio". Così su Twitter Matteo Orfini, presidente del Pd.

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Marte, Coldiretti: al via orti spaziali con ulivi e pomodori

Dagli ulivi alle insalate, dalle patate ai pomodori, è corsa alla sperimentazione per l’agricoltura nello spazio ma anche su altri pianeti p  er le future colonie umane, mentre gli astronauti della ISS, la Stazione spaziale internazionale, hanno già assaggiato dell’insalata cresciuta in assenza di gravità. E’ quanto afferma la Coldiretti in relazione alla scoperta del grande lago di acqua salata a un chilometro e mezzo sotto i ghiacci del Polo Sud trovato grazie al radar italiano Marsis della sonda Mars Express che rappresenta un incoraggiamento per quanti sono impegnati nella ricerca sul pianeta rosso anche in campo alimentare. Adattare le coltivazioni a condizioni estreme extraterrestri richiede però una lunga serie di sperimentazioni e ricerche come quella realizzata nel deserto dell’Oman con un vero e proprio orto dove sono state coltivate quattro specie di micro verdure, tra cui il cavolo rosso e il radicchio, appositamente selezionate perché completano il loro ciclo vitale in circa 15 giorni e garantirebbero un corretto apporto nutrizionale ai membri di un ipotetico equipaggio “marziano” grazie a un sistema di coltivazione idroponica fuori suolo con riciclo dell’acqua. Mentre far crescere ulivi e altre piante legnose su Marte potrebbe diventare possibile – sottolinea la Coldiretti – grazie a un ambiente di crescita messo a punto dall'Enea, presso il Centro Ricerche di Portici (Napoli), che stavolta utilizzando la terra simula le condizioni di un campo e permette di coltivare ortaggi come patate, pomodori, lattuga e basilico, e per la prima volta in queste condizioni, persino alberi, come l'ulivo. Il tutto grazie all'uso di un sistema a due scompartimenti divisi ma collegati fra loro uno sotterraneo per le radici e l'altro esterno per il fusto e la chioma. La ricerca agricola spaziale – rileva la Coldiretti – punta però anche a studiare gli equipaggiamenti che potranno essere impiegati in future missioni su Marte, compresi dei rifugi resistenti fino a -80° gradi centigradi e a venti oltre i 100 chilometri orari e serre gonfiabili dotate di una rete di sensori per monitorare tutti i parametri indispensabili alla vita umana e vegetale. Tra i moduli “agricoli” extra terrestri in fase di sperimentazione – spiega la Coldiretti – c’è anche la serra costruita tra i ghiacci dell'Antartide, nella base di ricerca tedesca Neumayer Station III, finanziata dall'Unione Europea, mentre sulla Stazione spaziale orbitante si stanno utilizzando moduli chiusi per coltivare in assenza di gravità varietà di frumento nano, ortaggi e spezie. Intanto – conclude la Coldiretti – presso l'università olandese di Wageningen, sono stati già raccolti i primi pomodori “marziani” coltivati cioè in condizioni molto simili a quelle che i futuri coloni potrebbero incontrare sul pianeta rosso.

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Aveva rapinato un 21enne con un coccio di bottiglia: arrestato

I Carabinieri della Stazione Roma Cinecittà, al termine di una laboriosa attività d’indagine, sono riusciti a dare un nome e un volto all’autore di una rapina messa a segno, lo scorso mese di marzo quando, armato di un frammento appuntito di una bottiglia di vetro, ha rapinato un cittadino filippino di 21 anni, all’interno della stazione metropolitana Cornelia, impossessandosi del suo telefono cellulare.

L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica– Gruppo reati gravi contro il patrimonio e gli stupefacenti – presso il Tribunale di Roma, diretto dal Procuratore Aggiunto Dott.ssa Lucia Lotti, ha consentito di individuare gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato attraverso l’acquisizione e la visione dei filmati di video sorveglianza, installati all’interno della stazione metropolitana e al successivo riconoscimento da parte della vittima, attraverso la visione di un fascicolo fotografico.

Si tratta di un pregiudicato, di nazionalità tunisina di 18 anni, già detenuto per altra causa, nel carcere di Civitavecchia, al quale i Carabinieri hanno notificato una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Il provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Roma, è scaturito grazie alla capacità dei militari di mettere in connessione il lavoro informativo e investigativo svolto dai Carabinieri delle Stazioni Roma Cinecittà, avvalorati dai risultati tecnici dai Carabinieri  della Sezione Rilievi del Nucleo Investigativo di via In Selci e delle Sezioni Foto Audio Video del R.I.S. di Roma.

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Proposta M5S sui vaccini, FIMMG Lazio: le vaccinazioni sono un fatto scientifico che non necessita di democratizzazione

“I vaccini e le vaccinazioni sono un fatto scientifico acclarato in medicina, che non necessita di alcuna democratizzazione. “Così la Fimmg Lazio la Federazione Italiana medici di Famiglia della Regione Lazio dopo aver appreso la notizia della proposta di legge del movimento 5 stelle del Lazio sulla “revisione del sistema vaccinale”: 

“"Un sistema di quarantena per i bambini vaccinati, modello cascate che scorrono all'’indietro, un obbligo flessibile, infelice ossimoro, la democratizzazione della medicina, fin qui si potrebbe solo sorridere leggendo di idee non idee, ma quello che è veramente pericoloso e quindi inaccettabile per un Medico è la proposta di vaccinare un bambino “a partire dalla fine del secondo semestre di vita”: Significa che gli estensori della proposta di Legge stanno riportando il nostro sistema vaccinale indietro di cento anni, esponendo i bambini entro il loro primo anno di vita a malattie infettive serie, che comportano gravi sequele e la morte.” “Gli stessi estensori ignorano quali malattie infettive possano circolare in assenza di vaccinazione, soprattutto quando nel primo anno di vita si viene a creare un così vasto serbatoio di bambini non vaccinati."

“C’è poi la proposta di vaccinare con vaccini monovalenti con un intervallo minimo di 60 giorni tra una vaccinazione e l’altra inducendo tempi di esposizione alle malattie infettive che raggiungono facilmente i 2 anni e mezzo, aumentando le possibilità, del tutto realistiche anzi piu’ che certe, di contagio con batteri e virus fatali. Oltretutto il soggetto che abbia avviato il percorso vaccinale ma ci ripensi, per chissà quali motivi, e interrompail prosieguo della vaccinazione andrebbe ad aumentare il serbatoio che alimenta la diffusione delle malattie infettive.

Si continua poi nella procrastinazione della vaccinazione pretendendo che il Medico Vaccinatore sia obbligato a fornire informazioni e documentazione su richiesta degli interessati, non è difficile capire dove si vada a parare, un genitore che non voglia vaccinare il proprio bambino avrà mano facile a tenere impegnato quel Medico per giorni e giorni, così per ogni vaccinazione a seconda della sicumera genitoriale terremo bloccate le risorse a scapito di chi invece affidi con tranquillità i propri figli ai Servizi Vaccinali.”

“C’è poi l’idea che una “nutrizione preventiva” possa sostituirsi alla vaccinazione il che fa riflettere su quanto sia inopportuno che la politica si sostituisca alla Medicina, anzi in questo caso alla Scienza.” “Non esistono esami prevaccinali, screening, nulla osta o esoneri, la lunga esperienza italiana dei Medici Vaccinatori è un vanto dell’Italia tutta, nel Lazio in particolare si perseguono strategie vaccinali ottime sia pure con grandi sacrifici degli operatori legati alla mancanza di risorse, e questi non hanno bisogno di lezioni politiche su come si debba eseguire un’accurata anamnesi, per assicurarsi che non vi siano controindicazioni alla esecuzione della vaccinazione o su quanto bisogna studiare per tenersi sempre aggiornati perché già lo fanno, in silenzio e senza tanti proclami.” Dubitare della vaccino-vigilanza, introducendo sospetti circa “sostanze tossiche“ contenute nei vaccini, o insistere sugli effetti avversi significa ignorare quanto l’Italia, e con quanta attenzione, con le sue agenzie istituzionali dedicate, faccia in merito in termini di controllo e valutazione.” “La recente esperienza italiana del Morbillo avrebbe dovuto far riflettere gli estensori della proposta sul fatto che al diminuire delle coperture vaccinali il rischio che le malattie infettive riinizino a circolare è fatto certo. Oggi siamo ancora sotto le coperture di sicurezza, se passasse un simile disegno di Legge, che di fatto lascia in mano le scelte vaccinali ai genitori, e lega le mani ai medici, possiamo anticipare senza tema di smentita un ulteriore abbassamento delle coperture e in definitiva una maggiore circolazione di malattie infettive.”

Per un Medico esporre un bambino o un adulto a malattia prevenibile con vaccino è qualcosa di inaccettabile moralmente ed eticamente, pertanto la FIMMG Lazio sin da ora dichiara che contrasterà tale proposta con tutti i mezzi a disposizione perché la tutela delle persone sia un fatto reale e non dia atto invece ad una strumentalizzazione politica in cerca di facili voti.”
“La Fimmg Lazio spera e auspica un intervento istituzionale del Ministro della Salute, che riporti la discussione su piani prettamente scientifici, nel rispetto delle istituzioni preposte alla salvaguardia della salute dei cittadini , evitando che simili atteggiamenti creino sfiducia e dubbi nel sistema sanitario italiano".