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Luca Barbareschi a Radio Roma Capitale 93fm: il Teatro Eliseo rischia di chiudere perché sono ebreo?

Luca Barbareschi, direttore del Teatro Eliseo di Roma è intervenuto oggi ai microfoni di Radio Roma Capitale nel corso della trasmissione di Francesco Vergovich "Roma ogni giorno". Sul rischio di chiusura dell'Eliseo Barbareschi ha dichiarato: "Franceschini dovrebbe essere orgoglioso di avere un teatro virtuoso che con un ventesimo delle risorse è riuscito a stare in piedi, ma che è destinato a morire".

Il direttore dell'Eliseo ha aggiunto: "Ho visto l'intervento di Bergamo sul Sole 24-Ore, ma mi rifiuto di ascoltare uno sciocchezzaio ridicolo, questo sindaco sta facendo chiudere un teatro dopo l'altro. Evidentemente per il Comune di Roma il Teatro non è strategico, d'altronde loro sono un parto di un comico, che ruba anche le idee agli altri, come ad esempio nel caso 'Piantando chiodi nel pavimento con la fronte' di Bogosian".

Barbareschi ha inoltre dichiarato: "Io non voglio litigare con Franceschini, che tra l'altro non mette mai piede in un teatro, ma non può rimangiarsi la parola data e l'emendamento che ha voluto lui. C'è un problema antisemitico perchè sono ebreo? L'anitisemitismo è l'odio verso la libertà di pensiero e questo teatro è nato su questi presupposti".

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L’almanacco romano: 16 marzo 1978, rapimento di Aldo Moro

16 marzo 1978  Alle 9.02 del mattino, in via Fani all'incrocio con Via Stresa, nel quartiere Trionfale a Roma, un commando delle brigate rosse, composto da 19 elementi, rapisce il presidente della Democrazia Cristiana, ALDO MORO, e uccide i cinque componenti della scorta. 

Moro si stava recando in Parlamento per votare la fiducia al nuovo Governo, presieduto da Andreotti, e appoggiato anche dai comunisti. Iniziano così 55 giorni di prigionia per Aldo Moro e di angoscia per l’Italia intera. 

Durante l’azione che porta al sequestro dell’Onorevole Aldo Moro, perdono la vita tutti e cinque gli agenti della sua scorta: il Maresciallo dei Carabinieri Oreste Leonardi, l’appuntato Domenico Ricci, il Brigadiere Francesco Zizzi, l’agente Raffaele Jozzino e l’agente Giuliano Rivera. 

I loro nomi saranno presto messi in secondo piano rispetto al dramma collettivo che l’Italia sta per affrontare nei 55 giorni di prigionia di Moro, ma il loro sacrificio, al Servizio dello Stato, non puo’ essere dimenticato.

La maggioranza dei partiti italiani si schiera per la “fermezza” contro i brigatisti: nessuna trattativa, nessuna concessione alle BR. 

Il sequestro si concluderà tragicamente il 9 Maggio: una telefonata del brigatista Morucci avverte che il cadavere di Moro si trova nel bagagliaio di una Renault 5 (renault 4 modificato fedora) parcheggiata in Via Caetani.
 

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L’almanacco romano: il 15 marzo 44 a.C. Idi di marzo

15 marzo 44 IDI DI MARZO :Avanti Cristo Un gruppo di congiurati repubblicani uccide in Senato l’imperatore romano Caio Giulio Cesare. Tra gli assassini anche il figlio adottivo Bruto, e Cassio.  Prima di morire sembra che ebbe la forza di dire: "Anche tu, o Bruto, figlio mio!".

Secondo Plutarco, Cesare era stato avvisato del pericolo ma non aveva preso in considerazione tali avvertimenti: gli aderenti alla congiura e i fiancheggiatori furono in numero variabile tra una sessantina ed un'ottantina, divisi in due schiere: i repubblicani che non si rassegnavano al cambio epocale che si stava instaurando nella reggenza dello stato e i cesariani delusi dal comportamento del dittatore.Questo giorno è ricordato come le “Idi di Marzo”, dal nome che nell’antico calendario dei Romani veniva dato al 15° giorno dei mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre. Per gli altri mesi le Idi ricorrevano il 13° giorno. 

Nelle lotte di potere che seguirono la morte di Cesare, i cesaricidi perirono uno dopo l'altro, in una scia di vendette e di sangue che si concluse solo il 42 a.C., quando, nella battaglia di Filippi, Bruto  e il cognato e amico Cassio furono sconfitti da Antonio e Ottaviano, che in questo frangente erano alleati. Dopo la disfatta, Bruto e Cassio si tolsero la vita. Dante Alighieri, nella sua Commedia, li inserirà nella parte più profonda dell'Inferno, la Giudecca, tra le fauci dello stesso Lucifero, assieme a Giuda Iscariota. Essi sono infatti considerati traditori dell'impero.

(* immagine di @Romaapiedi)

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“Semo una carne sola” in mostra a Palazzo Ferrajoli

Domani, 16 marzo 2017, alle ore 11,30, presso la sede di rappresentanza della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, a Palazzo Ferrajoli in Piazza Colonna 355, verrà inaugurata la mostra "Semo una carne sola" dell'artista Gianni Maran dedicata al grande poeta gradese Biagio Marin.  La mostra è organizzata dalla presidenza del consiglio della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e si avvale del patrocinio del Comune di Grado e del Centro Studi Biagio Marin. Saranno presenti: Franco Iacop, presidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Dario Raugna, sindaco di Grado, Doris Bures, presidente del Parlamento Austriaco, Edda Serra, presidente del Centro Studi Biagio Marin. La presentazione critica è a cura del critico d'arte, Enzo Santese. L'esposizione vuole essere un percorso artistico attraverso la poesia mariniana tratta dalla raccolta "L'isola" (The Island) edita da Del Bianco nel 1981 con la quale Biagio Marin fu proposto al Nobel per la letteratura l'anno successivo. Gianni Maran con questa esposizione, "scrive" pagine di un diario dove le positività dell'esistenza mettono in sordina le inquietudini della contemporaneità, pur vissute a pieno con una sensibilità pronta ad ascoltare i battiti più segreti della storia attuale. Il tutto accade anche perché l'artista ha costantemente la necessità di trarre linfa vivificatrice dall'atmosfera di Grado, così come il pensiero di Biagio Marin gli ha indicato in molti suoi versi. Maran da sempre estimatore del poeta e suo concittadino, con questa mostra realizza un percorso, dove la poesia si fonde con le sue opere, ma non vuole essere un percorso illustrativo per accompagnare la poesia di Marin, ma bensì è una rispettosa dedica a colui il quale più di tutti in ha influenzato il suo percorso artistico.

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L’almanacco romano: il 13 marzo 2013 viene eletto papa Francesco

13 Marzo 2013 viene eletto PAPA FRANCESCO.

Fu il successore di Papa Benedetto XVI (Joseph Alois Ratzinger) che abdicò il 28 febbraio 2013 dopo 8 anni di pontificato. Fu eletto al secondo giorno del conclave, al quinto scrutinio.

Queste le sue prime parole, quando, la sera del 13 marzo 2013, si affacciò alla finestra della Basilica di San Pietro:
"Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei Fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi… alla fine del mondo…! Ma siamo qui."

Papa Francesco ha impartito poi la benedizione Urbi et Orbi[90] senza l'abito corale e senza le tradizionali scarpe rosse preparate nella sagrestia della Cappella Sistina dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie Guido Marini e previsti per l'occasione, ma indossando solo l'abito piano bianco, con la croce pettorale in argento che utilizzava prima di essere eletto papa.Solo al momento della benedizione il nuovo pontefice ha indossato la stola, che poi ha subito tolto.

Dopodiché, prima di congedarsi, ha nuovamente salutato i fedeli in piazza San Pietro, ringraziandoli per la loro accoglienza.

Di nazionalità argentina e appartenente ai chierici regolari della Compagnia di Gesù (indicati anche come gesuiti), è il primo pontefice di questo ordine religioso, nonché il primo proveniente dal continente americano.

A due anni dalla sua elezione, lo stesso giorno, Francesco indice un Giubileo straordinario per la Misericordia.  

 

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L’almanacco romano: il 9 marzo 1996 muore a Roma l’illustratrice Colette Rosselli

9 marzo 1996 muore a Roma l’illustratrice COLETTE ROSSELLI. Nata nel 1911, si dedica soprattutto ai libri per l’infanzia, ma collabora anche con “Vogue” e numerose riviste internazionali e, per un lungo periodo, tiene una rubrica su “Gente” dedicata alle buone maniere, con il nome di Donna Letizia.

Nel 1981 Colette Rosselli raccoglie il meglio di venticinque anni di lettere indirizzate a Donna Letizia nel libro, pubblicato da Rusconi Editore, Cara Donna Letizia… Venticinque anni in confidenza, dove mette a confronto epistole che trattano temi similari nel corso degli anni, evidenziando così il contrasto tra il "prima" e il "dopo" rivoluzione sessuale.

Nel 1984, Colette Rosselli decide di "far morire" il personaggio di Donna Letizia, soprattutto perché i tempi erano troppo cambiati e non c'era più spazio per il suo personaggio nella società degli anni ottanta.

I primi libri, Il primo libro di Susanna e Il secondo libro di Susanna vengono pubblicati sotto lo pseudonimo Nicoletta durante la seconda guerra mondiale: vengono originalmente scritti e illustrati da Colette per la figlia. Per Mondadori pubblica in seguito altri volumi, tra i quali: Prime rime, Collolungo, Questa è Margherita e Il Cavaliere Dodipetto. Illustra inoltre alcune edizioni dei primi anni cinquanta di libri di fiabe e narrativa. Nel 1951 collabora in questa veste con Franca Valeri, illustrando Il diario della signorina Snob, stampato originalmente per Mondadori e ri-edito da Lindau nel 2003, con ristampa nel 2009.   Nel 1974, sposa Indro Montanelli.

 

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L’almanacco romano: l’8 marzo 1972 ventimila donne in piazza a Campo de Fiori

L'8 marzo 1972 VENTIMILA DONNE IN PIAZZA A CAMPO DE FIORI.

La manifestazione della giornata della donna a Roma si tenne in piazza Campo de' Fiori la piazza dove l’Inquisizione condusse al rogo Giordano Bruno, accusandolo di eresia.: vi partecipò anche l'attrice statunitense Jane Fonda, che pronunciò un breve discorso di adesione, mentre un folto reparto di polizia era schierato intorno alla piazza nella quale poche decine di donne manifestanti inalberavano cartelli con scritte inconsuete e «scandalose»: «Legalizzazione dell'aborto», «Liberazione omosessuale», , e veniva fatto circolare un volantino che chiedeva che non fossero «lo Stato e la Chiesa ma la donna ad avere il diritto di amministrare l'intero processo della maternità». esigono di gestire liberamente il loro corpo e la scelta della maternità. In comune hanno la necessità di un cambiamento radicale che le liberi dagli schemi rigidi di mogli, di madri, di figlie.Quelle scritte sembrarono intollerabili, così che la polizia caricò, manganellò e disperse le pacifiche manifestanti.

La manifestazione resta una momento fondamentale della storia del femminismo in Italia. 

In molte città d'Italia sono state intitolati all'8 marzo strade e giardini.

(* immagine di antonio)

 

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L’almanacco romano: il 7 marzo 1908 nasceva a Roma Anna Magnani

7 MARZO 1908 Nasceva a Roma ANNA MAGNANI. È considerata una delle maggiori interpreti femminili della storia.Attrice simbolo del cinema italiano, è altresì particolarmente conosciuta per essere stata, insieme ad Aldo Fabrizi e Alberto Sordi, una delle figure preminenti della romanità cinematografica del XX secolo.

Riesce ad imporsi per le sue eccezionali doti di interprete spiccatamente drammatica. Ed è Vittorio De Sica nel 1941 ad offrirle per la prima volta la possibilità di costruire un personaggio non secondario, quello di Loretta Prima, artista di varietà, nel film Teresa Venerdì.

Recita nell'avanspettacolo di Totò e interpreta il ruolo della verduraia romana in Campo de' Fiori con Aldo Fabrizi.

Raggiunge la fama mondiale nel 1945 e vince il suo primo Nastro d'Argento grazie all'interpretazione nel film manifesto del Neorealismo, Roma città aperta di Roberto Rossellini (con il quale instaura una relazione sentimentale), con Aldo Fabrizi e Marcello Pagliero.

Nel 1951 interpreta la protagonista del film di Luchino Visconti, sceneggiato da Cesare Zavattini, Bellissima con Walter Chiari, Corrado, Alessandro Blasetti, e vince il suo quarto Nastro d'Argento.
è la prima interprete italiana a vincere il Premio Oscar come migliore attrice protagonista, conferitole per l'interpretazione di Serafina Delle Rose nel film La rosa tatuata, del 1955, con Burt Lancaster, per la regia di Daniel Mann. 

Nel 1962 è la protagonista di Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini, regista con il quale aveva instaurato un rapporto conflittuale. Pasolini, dopo l'esordio del 1961 con Accattone, cercò in ogni modo di lavorare con la grande attrice, ormai sempre più selettiva nello scegliere i ruoli (la sua ultima interpretazione era Risate di gioia al fianco di Totò nel 1960); la Magnani accettò, ma entrambi rimasero insoddisfatti dal risultato ottenuto. 

Nel 1972 la sua ultima apparizione cinematografica, nel cameo fortemente voluto da Federico Fellini per il suo film Roma. Di notte, una dolente Anna Magnani attraversa i vicoli di Roma. Risponde a Fellini e, ridendo, chiude il portone davanti alla macchina da presa e lì conclude la sua lunga e magnifica carriera cinematografica.  

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L’almanacco romano: il 6 marzo 110 viene completata l’erezione della Colonna Traiana

6 MARZO 110 viene completata l’erezione della COLONNA TRAIANA.

La Colonna Traiana è un monumento innalzato a Roma per celebrare la conquista della Dacia da parte dell'imperatore Traiano: rievoca infatti tutti i momenti salienti di quella espansione territoriale. Si tratta della prima colonna coclide mai innalzata. 

Era collocata nel Foro di Traiano, in un ristretto cortile alle spalle della Basilica Ulpia fra due (presunte) biblioteche, dove un doppio loggiato ai lati ne facilitava la lettura. 

È possibile che una visione più ravvicinata si potesse avere salendo sulle terrazze di copertura della navata laterale della Basilica Ulpia o su quelle che probabilmente coprivano anche i portici antistanti le due biblioteche. Una lettura "abbreviata" era anche possibile senza la necessità di girare intorno al fusto della colonna per seguire l'intero racconto, seguendo le scene secondo un ordine verticale, dato che la loro sovrapposizione nelle diverse spire sembra seguire una logica coerente.

La Colonna Traiana fu una novità assoluta nell'arte antica e divenne il punto di arrivo più all'avanguardia per il rilievo storico romano. Nella Colonna Traiana si assiste per la prima volta nell'arte romana a un'espressione artistica nata legittimamente autonoma in ogni suo aspetto.

La colonna coclide fu inaugurata nel 113, con un lungo fregio spiraliforme che si avvolge, dal basso verso l'alto, su tutto il fusto della colonna e descrive le guerre di Dacia , forse basandosi sui perduti Commentarii di Traiano e forse anche sull'esperienza diretta dell'artista. L'iscrizione dei Fasti ostienses ci ha tramandato anche la data dell'inaugurazione, il 12 maggio.

La colonna aveva una funzione pratica, testimoniata dall'iscrizione, cioè ricordare l'altezza della sella collinare prima dello sbancamento per la costruzione del Foro ed accogliere le ceneri dell'imperatore dopo la sua morte. 

Inoltre il fregio spiraliforme ricordava a tutti le imprese di Traiano celebrandolo come comandante militare. 

 

(* immagine di Carl Guderian)

 

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L’almanacco romano: il 3 marzo 1944 muore a Roma Teresa Gullace

3 MARZO 1944 Muore a Roma TERESA GULLACE.è stata una donna italiana uccisa dai soldati nazisti durante l'occupazione di Roma, freddata da un colpo di pistola mentre tentava di parlare al marito prigioniero dei tedeschi.
La sua morte ebbe una notevole eco nella città, e la sua figura divenne ben presto un simbolo della resistenza romana; la sua vicenda venne inoltre ripresa e resa celebre dal regista Roberto Rossellini, che prenderà spunto dalla Gullace per il personaggio della Sora Pina, interpretata da Anna Magnani nel film Roma città aperta.

La scena centrale del film – diversamente dalla vicenda reale – rappresenta l'uccisione di Pina/Teresa Gullace mentre corre dietro a un camion che porta via il marito catturato dai tedeschi e non fu girata in Viale Giulio Cesare ma in Via Raimondo Montecuccoli, al quartiere Prenestino-Labicano. 

Teresa Gullace all'epoca dei fatti era casalinga, aveva 36 anni, cinque figli ed era incinta del sesto. Suo marito, Girolamo Gullace, venne arrestato dai nazisti il 26 febbraio 1944 nel corso di un rastrellamento e portato nella caserma dell'81º di fanteria in Viale Giulio Cesare, per essere inviato nei campi di lavoro forzato in Germania. Qui, la mattina del 3 marzo, la donna andò a reclamare, insieme alle madri, mogli, figlie di altri prigionieri, gridando a gran voce che venissero liberati i loro cari. Tra le manifestanti, era presente un cospicuo nucleo di militanti della resistenza romana.

Secondo le testimonianze rilasciate, fra gli altri, dalla partigiana Laura Lombardo Radice, dopo aver scorto il marito alla finestra, Teresa tentò di avvicinarsi a lui, forse per consegnargli del pane e formaggio, o solo per parlargli, incurante del divieto urlatole da un sottufficiale tedesco che, vedendola avvicinarsi alla caserma, le sparò un colpo con la sua Luger, uccidendola.