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Staino in mostra al Villino Corsini

Sergio Staino in mostra a Roma, al Teatro Villa Pamphilj dal 24 marzo al 20 aprile con una serie di tavole tutte dedicate al teatro. Saranno infatti allestiti, nello spazio espositivo al piano terra del Villino Corsini, i bozzetti dei costumi disegnati dal celebre vignettista satirico, papà di Bobo, commissionati dal festival Opera Barga per "Il potestà di Colognole", opera buffa di Jacopo Melani, con libretto di Giovanni Andrea Moniglia, una sorta di commedia degli equivoci con toni satirici accentuati, che fu composta e messa in scena per la prima volta nel 1657 per l'inaugurazione del Teatro della Pergola di Firenze. Ma non solo: l’esposizione sarà impreziosita anche da altri disegni in tema, come i bozzetti per i personaggi della commedia "Il mestiere di ridere" di Vinicio Gioli (di cui ha curato anche la regia) e da alcune esilaranti tavole satiriche dedicate a grandi personaggi quali Otello e Amleto. Da sempre Sergio Staino, artista poliedrico che nel corso della sua carriera si è avvicinato e ha interagito con diversi linguaggi artistici, è vicino al teatro e in tal senso numerosi sono i suoi impegni, da direttore artistico del Teatro Puccini di Firenze alla presidenza dell’Istituzione Servizi Culturali di Scandicci, fino alla direzione artistica dell’Estate Fiorentina. Sergio Staino sarà presente, sabato 1° aprile alle ore 11.30 per un incontro-conferenza con il disegnatore Fabio Magnasciutti e moderato da Anna Maria Piccoli.

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L’almanacco romano: 23 marzo 1944, attentato in via Rasella

23 marzo 1944 ATTENTATO IN VIA RASELLA, 33 tedeschi uccisi dai Gap

Avviene l'attentato di via Rasella che fu un'azione della Resistenza romana condotta il 23 marzo 1944 dai Gruppi di Azione Patriottica (GAP) contro un reparto delle truppe d'occupazione tedesche, l'11ª compagnia del III battaglione del Polizei-regiment "Bozen", appartenente alla (polizia d'ordinanza).

L'azione, consistente nella detonazione di un ordigno esplosivo e nel successivo lancio di quattro bombe a mano artigianali sui superstiti, causò la morte di 33 soldati tedeschi (il numero dei decessi avvenuti nelle settimane successive a causa delle ferite non è mai stato definito con certezza) e di due civili italiani (tra cui il bambino Piero Zuccheretti, di 12 anni), mentre almeno altri quattro caddero sotto il fuoco di reazione tedesco.

Il 24 marzo seguì la rappresaglia tedesca consumata con l'eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui furono uccisi 335 prigionieri completamente estranei all'azione gappista, tra cui dieci civili rastrellati nelle vicinanze di via Rasella immediatamente dopo i fatti.Rosario Bentivegna e Carla Capponi (poi deputata del Partito Comunista Italiano), vennero decorati con medaglie al valor militare. 

In altre circostanze, per salvare degli ostaggi e pur essendo innocenti, si sono dichiarati colpevoli facendosi fucilare al loro posto,  i Carabinieri Reali V.Brig. Salvo D'Acquisto 22 persone a Palidoro  e Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti
10 uomini a Fiesole.

Dopo la sua esecuzione, l'attentato è stato oggetto di una lunga serie di controversie politiche e storiografiche, sfociate anche in vari procedimenti giudiziari, i più recenti dei quali conclusi da sentenze della Corte suprema di cassazione che lo qualificano come «legittima azione di guerra».

 

(* immagine di Carlo Raso)

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L’almanacco romano: 22 marzo 1921, nasceva Nino Manfredi

22 marzo 1921 nasceva NINO MANFREDI: Artisti come lui hanno dato lustro al cinema italiano, e non solo, nobilitando il genere della "commedia", di cui è stato uno dei principali interpreti con Sordi, Gassman e Tognazzi. Nato a Castro dei Volsci, in provincia di Frosinone, e morto a Roma nel giugno 2004, Saturnino Manfredi, in arte Nino, rimase sempre legato alle sue origini ciociare, recitando spesso in dialetto a teatro e sul grande schermo. La sua versatilità recitativa, altrettanto abile nei tempi comici e in quelli drammatici, si forgiò nella lunga gavetta a teatro, sua prima passione, dove alternò la rivista ai drammi shakespeariani, recitando per grandi registi Giorgio Strehler ed Eduardo De Filippo

Apprezzato in TV dopo "Canzonissima", il battesimo con il cinema avvenne dapprima come doppiatore e poi come attore, diventando un protagonista della commedia all'italiana a partire dal film L'audace colpo dei soliti ignoti (1959) di Nanny Loy. Seguirono interpretazioni magistrali in "L'impiegato", "Made in italy", "Nell'anno del Signore".

Memorabili le performance drammatiche in Per grazia ricevuta, che gli valse come regista un "Premio per la migliore opera prima" al Festival di Cannes del 1971, "Pane e cioccolata", "In nome del Papa Re" e "Café Express", che lo portarono a vincere 9 David di Donatello e 5 Nastri d'Argento. Commovente la sua straordinaria interpretazione di Geppetto nella serie televisiva "Le avventure di Pinocchio" (1972) di Luigi Comencini.

Autore di popolari canzoni, alcune entrate nel repertorio classico romano, lasciò un'ultima toccante testimonianza nella pellicola spagnola "La fine di un mistero", prima di spegnersi il 4 giugno del 2004, lo stesso giorno della dipartita di due illustri colleghi: Alberto Sordi e Massimo Troisi.

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L’almanacco romano: 21 marzo 1956, Anna Magnani è la prima attrice italiana a ricevere l’Oscar

21 marzo 1956 ANNA MAGNANI è la prima attrice italiana a ricevere l'Oscar: Il dramma di una moglie devota che dopo la morte del suo amato scopre di essere stata a lungo tradita e schernita dalla gente. È la protagonista del film La rosa tatuata che proiettò Anna Magnani tra i grandi di Hollywood.

Per il pubblico americano, nel primo decennio postbellico, il cinema italiano ebbe un volto e un nome precisi: Vittorio De Sica. L'attore e regista ciociaro aveva guadagnato la prestigiosa ribalta degli Academy Awards, primo italiano a farlo, con due insuperabili capolavori come "Sciuscià" (1946) e "Ladri di biciclette" (1948), che gli meritarono in seguito il riconoscimento di padre del neorealismo cinematografico.  In quegli stessi anni, sul palcoscenico italiano nasceva una nuova stella che per la sua verve tipicamente romanesca, era ormai nota più con il soprannome di Nannarella che con il suo vero nome. Dopo gli esordi a teatro e con ruoli secondari sullo schermo, nel 1941 la Magnani ottenne i primi consensi grazie allo stesso De Sica, che la scelse come coprotagonista in Teresa Venerdì.

Il successo internazionale arrivò quattro anni dopo con la straordinaria interpretazione di Pina nel capolavoro neorealista di Roberto Rossellini , Roma città aperta, per il quale ottenne il Nastro d'argento come "miglior attrice non protagonista". Il ruolo principale in Bellissima (1951), del grande Luchino Visconti, le spalancò definitivamente le porte di Hollywood.

A pensare per primo a lei fu lo sceneggiatore Tennessee Williams, popolarissimo negli USA per il dramma teatrale Un tram chiamato desiderio, portato sullo schermo da Elia Kazan. Williams buttò giù la sceneggiatura di un film dal titolo "La rosa tatuata", pensando alla star romana nel ruolo della protagonista. D'accordo con il regista Daniel Mann le proposero la parte e quest'ultima accettò, pur tra mille tentennamenti legati agli affetti familiari e al suo attaccamento alla quotidianità di Roma.

Uscita nel 1955, la pellicola conquistò la platea statunitense e fece incetta di nomination (otto in tutto) all'edizione degli Oscar dell'anno seguente, portando a casa tre statuette: "miglior fotografia", "miglior sceneggiatura" e "miglior attrice protagonista". Un riconoscimento quest'ultimo che consacrò la Magnani tra i grandi del cinema di allora, vincendo la concorrenza di vere e proprie eroine nazionali, del calibro di Susan Hayward e Katharine Hepburn.

Avvertita al telefono della sua nomination, Nannarella, anti-diva per eccellenza, pensò subito a uno scherzo e non vi diede alcun peso, rinunciando a partecipare alla grande "notte di Los Angeles". Quando un giornalista americano, alle cinque di mattina, le annunciò al telefono di essere entrata nella storia come prima attrice italiana a ricevere l'Oscar, non credette alle sue orecchie. Prese coscienza che era tutto vero solo quando Marisa Pavan, coprotagonista nel film, le portò la statuetta che aveva ritirato al posto suo.

 

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I Trattati di Roma negli scatti di Carlo Riccardi

La mostra fotografica I Trattati di Roma del 1957 con gli scatti fotografici di Carlo Riccardi – Archivio Riccardi si terrà a Roma in occasione dell’evento “Buon Compleanno Europa” iniziativa promossa ed organizzata dal Centro per la Promozione del Libro, con il sostegno della Commissione Europea – Rappresentanza in Italia sarà ambientata nelle sale di Palazzo Ferrajoli in piazza Colonna, da martedì 21 a sabato 25 marzo 2017, in occasione del 60° anniversario dei trattati di Roma, che vedranno nella Capitale la presenza delle 27 delegazioni con Capi di  Stato e di Governo. Le immagini di Carlo Riccardi documentano la giornata del 25 marzo 1957 quando, in Campidoglio, vennero siglati i Trattati di Roma, considerati come l'atto di nascita della grande famiglia europea. Nelle foto si rivive l’atmosfera di energia ed entusiasmo per un giorno storico per l’Italia e tutti i Paesi promotori. Riccardi documenta le varie situazioni, dall’arrivo delle delegazioni in Campidoglio in una Roma piovosa fino alla firma dei Trattati. Nei primi piani dei padri fondatori  traspare l’emozione di vedere la realizzazione di un sogno chiamato Europa. Carlo Riccardi (1926) Fotografo ed Artista, ha raccolto in un grande archivio 70 anni di Storia italiana. I suoi scatti sono esposti in mostre permanenti a Pechino, Roma e San Pietroburgo. E’ il primo paparazzo della “Dolce Vita”. Amico di Ennio Flaiano, Federico Fellini e di Totò Negli anni Cinquanta fonda la rivista «Vip» e lavora per molti giornali. Ha documentato sei elezioni papali. Ha pubblicato diversi libri fotografici, tra i quali: Sophia Loren – Se mi dice bene (Armando, 2014) in omaggio agli 80 anni della grande attrice. De Sica, I tanti Pasolini e Vita da Strega, mostra fotografica che racconta gli anni d'oro del Premio Strega. L’Archivio Fotografico Riccardi, iscritto presso la Soprintendenza Archivistica del Lazio di Roma in qualità di Patrimonio di Interesse Nazionale, è composto da oltre un milione di negativi originali, che ritraggono altrettanti momenti più o meno noti della vita politica, sociale e di costume che hanno caratterizzato gli ultimi 70 anni di Storia italiana. La mostra, a cura di Maurizio Riccardi e Giovanni Currado per l’Archivio Riccardi, in collaborazione con Istituto Quinta Dimensione e Agenzia Documentazione Fotografica AGR ed Il Centro per la Promozione del Libro con il sostegno della Commissione Europea – Rappresentanza in Italia.

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Canzoni disegnate in “Amore amore un corno”

Un’antologia di canzoni “disegnate” che racconta l’amore: si intitola “Amore amore un corno” la prima mostra personale di Antonio Pronostico, a cura di Marta Bandini e Elettra Bottazzi, in programma dal 24 marzo al 18 aprile negli spazi di Parione9 Gallery nel cuore di Roma. Un percorso di ventiquattro opere su carta realizzate con pastelli, china e pantoni, ispirate ai versi di cantanti italiani di ieri e di oggi. Lo stesso titolo della mostra riprende infatti un celebre brano interpretato da Mimì, al secolo Mia Martini, anticipando così l’essenza della rassegna. Una mostra da vedere ma anche da leggere, perché i lavori di Pronostico raccontano e scrivono una storia d'amore “inedita”. L’autore, artista di Potenza ma ormai romano di adozione, ha creato un collage di frasi, ha dato un volto e un’anima a dei versi e ha costruito una vera e propria storia d’amore illustrata in cui rispecchiarsi, perché le pene e le gioie del cuore ci rendono uguali e vivi tutti allo stesso modo. Un lavoro quello di Pronostico che lega i giochi di parole di Luca Carboni alla poesia di Piero Ciampi, i versi contemporanei di Giovanni Truppi a quelli immortali di Domenico Modugno passando per cantautori giovani come Motta e Calcutta e arrivando a chi ha fatto la storia della musica italiana come Dalla e Battisti. Ventiquattro illustrazioni per ventiquattro canzoni e un’unica storia che, come racconta l’autore, “diventa la storia di ognuno di noi”. A chi non è mai capitato, dopo la fine di una relazione, di ricordare sconsolato il suo amore e pensare come dice Vecchioni: “sei come un'ombra sul cuore silenziosa e leggera, ma mi abituerò”?
È lo stesso Pronostico a dire: “La musica italiana può raccontare, a chi vive l’esperienza amorosa o l’abbandono, emozioni e fasi che tutti ci siamo ritrovati a vivere; fasi che sembrano essere sempre le stesse, che riguardano tutti e che ognuno di noi ha probabilmente attraversato”. L’artista ha quindi giocato con carta e matite ma anche con versi e parole creando un unicum nel panorama dell’illustrazione e legando indissolubilmente musica e colori. Accanto alle immagini ispirate alle citazioni, sono esposti i ritratti su carta degli autori delle canzoni. Il catalogo di “Amore amore un corno” è un “album 45 giri” che contiene le riproduzioni delle opere originali in mostra e le frasi di cui è composta la storia.

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L’almanacco romano: 20 marzo 1979, morte di Mino Pecorelli

20 marzo 1979 Il direttore del settimanale “OP”, MINO PECORELLI viene ucciso al centro di Roma in un attentato.

La sera del 20 marzo 1979 Mino Pecorelli fu assassinato da un sicario che gli esplose quattro colpi di pistola in via Orazio a Roma, poco lontano dalla redazione del giornale. I proiettili, calibro 7,65, trovati nel suo corpo sono molto particolari, della marca Gevelot, assai rari sul mercato (anche su quello clandestino), ma dello stesso tipo di quelli che sarebbero poi stati trovati nell'arsenale della banda della Magliana, rinvenuto nei sotterranei del Ministero della Sanità. L'indagine aperta all'indomani del delitto seguì diverse direzioni, coinvolgendo nomi come Massimo Carminati (esponente dei Nuclei Armati Rivoluzionari e della banda della Magliana), Antonio Viezzer, Cristiano e Valerio Fioravanti.

Tutti vennero prosciolti il 15 novembre 1991;

Il 6 aprile 1993, il pentito Tommaso Buscetta, interrogato dai magistrati di Palermo, parlò per la prima volta dei rapporti tra politica e mafia e raccontò, tra le altre cose, di aver saputo dal boss Gaetano Badalamenti che l'omicidio Pecorelli sarebbe stato compiuto nell'interesse di Giulio Andreotti. La magistratura aprì un fascicolo sul caso. In questo faldone vennero aggiunti, man mano che le indagini proseguivano e per effetto delle deposizioni di alcuni pentiti della "banda della Magliana", il senatore Giulio Andreotti, l'allora pm Claudio Vitalone, Gaetano Badalamenti, Giuseppe Calò in qualità di mandanti, e inoltre Michelangelo La Barbera e Massimo Carminati in qualità di esecutori materiali. Il 24 settembre 1999 fu emanata la sentenza di assoluzione per tutti gli imputati "per non avere commesso il fatto". Il 17 novembre 2002, la corte d'assise d'appello di Perugia condannò Andreotti e Badalamenti a 24 anni di reclusione come mandanti dell'omicidio. La corte d'appello confermò invece l'assoluzione per i presunti esecutori materiali del delitto.[7]

Il 30 ottobre 2003 la Corte di Cassazione annullò senza rinvio la condanna inflitta in appello a Giulio Andreotti e a Badalamenti, affermandone definitivamente l'innocenza. Un altro processo a carico di Andreotti, pur dichiarando i fatti prescritti, stabilirà però che questi ebbe rapporti stabili e amichevoli con cosa nostra fino al 1980.

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L’almanacco romano: 18 marzo 37, Caligola imperatore di Roma

18 marzo 37 – Sostenendone l'insanità mentale il Senato di Roma annulla il testamento di Tiberio che lasciava la guida dell'Impero al nipote Tiberio gemello e proclama CALIGOLA  imperatore di Roma.

Tutti lo giudicavano con favore. Caligola promosse amnistie, diminuì le tasse, organizzò giochi e feste, rese di nuovo legali i comizi. Questo periodo felice non durò in eterno. Dopo soli sette mesi da Imperatore Caligola venne colto da una improvvisa e strana malattia. Ne uscì sconvolto nel fisico ma soprattutto nella mente.

Divenne rapidamente cinico, megalomane, sanguinario e assolutamente folle. Condannava a morte per i motivi più futili, e spesso condannava due volte la stessa persona, non ricordando di averla già fatta uccidere.

I senatori, visto il pericolo che era diventato, tentarono di farlo assassinare, ma inutilmente. Quando poi morì la sorella di Caligola, Drusilla, con la quale pare avesse avuto rapporti incestuosi, la salute mentale dell'imperatore ne risentì ancora di più. Divenne rapidamente un autentico despota, facendosi chiamare Imperatore, oltre che padre della patria.

Davanti a lui tutti dovevano genuflettersi, e aveva stabilito che il 18 marzo di ogni anno doveva diventare festa in suo onore. Si faceva chiamare come gli dei: Giove, Nettuno, Mercurio, e Venere. Spesso infatti si vestiva con abiti femminili, e portava braccialetti e gioielli vistosi.

Il suo regno durò solo quattro anni (dal 37 al 41). Fu infatti ucciso il 24 gennaio del 41, quando stava lasciando un'arena durante i Ludi Palatini. Lo pugnalarono trenta volte. Assieme a lui vennero giustiziati tutti i parenti prossimi. Neppure la sua giovane bambina Giulia Drusilla venne risparmiata: fu scaraventata contro un muro.

Come il padre, anche Caligola verrà ricordato come un tiranno. Il regno passerà in mano allo zio Claudio Germanico, cinquantenne, e unico parente superstite.

(* immagine di Egisto Sani)

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Paolo Fallai presidente di Biblioteche di Roma

(Fonte: RomaIt)

Sono stati nominati con un’ordinanza del sindaco Virginia Raggi il presidente e i consiglieri del Cda di Biblioteche di Roma. Si tratta di Paolo Fallai (presidente), Christian Raimo, Paola Gaglianone, Fiorella Farinelli e Alessandro Hinna.
Paolo Fallai è giornalista del Corriere della Sera, Alessandro Hinna è professore associato di organizzazione aziendale a Roma Tre, Christian Raimo è uno scrittore giornalista e saggista, Fiorella Farinelli è fondatrice con Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani di Lotta Continua, ed è stata assessore alle Politiche giovanili e al personale dal 1993 al 1999 con Rutelli sindaco. Infine Paola Gaglianone, giornalista con esperienze nel campo della promozione della lettura, che era stata nominata presidente di Biblioteche di Roma dalla Giunta Marino.  (Omniroma)

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L’almanacco romano: il 17 marzo 1980 muore a Roma Bice Valori

17 MARZO 1980 Muore a Roma BICE VALORI. è stata un'attrice e comica italiana di teatro, cinema e televisione.. In Accademia la giovanissima attrice conobbe Paolo Panelli, con il quale avrebbe instaurato un lungo e proficuo sodalizio sia artistico che affettivo. Dal loro matrimonio è nata, nel 1957, la figlia Alessandra, anch'ella attiva in campo artistico. 

A partire dai primi anni cinquanta, l'attrice cominciò a lavorare con successo nel teatro di rivista. Tra i numerosi spettacoli ricordiamo Controcorrente (1953), Senza rete (1955) e Oh quante belle figlie madama Doré (1955), quest'ultimo insieme al caro amico Walter Chiari. Il vero successo arrivò grazie alla televisione. Sia da sola che insieme al marito Paolo Panelli, Bice Valori fu protagonista di numerosi lavori televisivi, quasi sempre di genere brillante. È stata spumeggiante ed ironica intrattenitrice in famosi varietà come Doppia coppia (1969-70), di cui si ricorda il suo esilarante personaggio della centralinista della Rai, Speciale per noi (1971), insieme a Paolo Panelli, Aldo Fabrizi e Ave Ninchi, e, dopo un'assenza di qualche anno per impegni teatrali, Ma che sera (1978).

Notevoli le sue partecipazioni alle commedie musicali firmate da Garinei e Giovannini, tra cui Rugantino (1962), con Nino Manfredi e Aldo Fabrizi (grandissimo successo, rappresentato anche in America), e due fortunate produzioni accanto al marito Paolo Panelli, Aggiungi un posto a tavola (1975) e Accendiamo la lampada (1979). Nel 1978 fece nuovamente parte del cast di Rugantino, nello stesso ruolo di Eusebia, sorella del protagonista, stavolta interpretato da Enrico Montesano.