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L’almanacco romano: 14 giugno 2001, la Corte di Cassazione condanna a cinque anni di carcere Francesco De Lorenzo

14 giugno 2001 La Corte di Cassazione condanna a cinque anni di carcere Francesco De Lorenzo giudicato colpevole di avere incassato tangenti dalle industrie farmaceutiche durante il mandato come Ministro della Sanità.

Coinvolto nello scandalo di Tangentopoli, ha avuto una condanna definitiva (5 anni) per associazione a delinquere finalizzata al finanziamento illecito ai partiti e corruzione in relazione a tangenti per un valore complessivo di circa nove miliardi di lire, solo in parte ottenute da industriali farmaceutici dal 1989 al 1992, durante il suo ministero. 

Le Sezioni Unite penali della Corte di Cassazione con sentenza n. 14 del 20 luglio 1994 hanno chiarito che "La stessa accusa ha prospettato che tutte le somme corrisposte finivano nelle casse del partito al quale De Lorenzo apparteneva".

Nel giugno 2010, la Terza Sezione Giurisdizionale d'Appello della Corte dei Conti ha escluso il danno erariale conseguente al presunto illecito aumento dei prezzi dei farmaci, ma ha comunque condannato il De Lorenzo ad un risarcimento di 5 milioni di euro per danno all'immagine dello Stato

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L’almanacco romano: 13 giugno 2000, scompare 75enne Bruno Martino

13 giugno 2000 Scompare 75enne Bruno Martino. E' stato un cantante, compositore e pianista italiano, famoso tra gli anni cinquanta e i primi settanta. 

Il suo primo successo fu Kiss me kiss me, lanciato nel programma televisivo Ritmi d'oggi, per la regia di Enzo Trapani; seguirono brani che divennero celebri come Nel duemila, Estate, E la chiamano estate, Jessica, Forse, Sono stanco, Sabato sera, Che sarà di noi,

Prova a darmi un bacio, Quando un giorno, Cos'hai trovato in lui, Baciami per domani, Ma tu chi sei e tantissimi altri; diverse poi sono le perle scritte ma rimaste sconosciute.

Moltissimi jazzisti di tutto il mondo hanno interpretato "Estate", brano portato alla visibiltà internazionale dal cantante-chitarrista brasiliano Joao Gilberto, che lo scoprì durante una tournée italiana, lo riarrangiò in versione "bossa" e ne fece uno standard, oggi tra i più eseguiti. 

Partecipò al Festival di Sanremo, del 1961, con il brano A.A.A. Adorabile cercasi, insieme a Jula de Palma, non entrando comunque in finale. Il suo repertorio è stato inoltre interpretato da Fred Bongusto, Peppino Di Capri e Franco Califano.

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L’alamanacco romano: 13 giugno 1981, le squadre di soccorso non sono riuscite ad estrarre vivo il piccolo Alfredino Rampi

13 giugno 1981 Le squadre di soccorso non sono riuscite ad estrarre vivo il piccolo Alfredino Rampi dal pozzo artesiano di Vermicino in cui era caduto 2 giorni prima.

La notizia fu data al telegiornale l'11 giugno: data in cui cominciava un'estenuante e inutile corsa per salvarlo. Gli occhi di tutta Italia per 60 ore rimasero puntati sul piccolo paese di Vermicino in un tripudio di lacrime e speranze che, purtroppo, si rivelarono vane. La vicenda cambiò per sempre il modo di intendere la televisione: il dramma di Alfredino si consumò in diretta tv sotto gli occhi degli italiani e l'annuncio della sua morte, dopo vari tentativi di salvarlo, fu dato tra le lacrime dal conduttore del Tg1 Massimo Valentini. 

A calarsi nel pozzo provò anche il 37enne Angelo Licheri, tipografo con un fisico minuto che, si pensava, gli avrebbe permesso di raggiungere il piccolo Alfredino e portarlo su con un'imbracatura. Un tentativo fallito, come gli altri. Dopo la morte del figlio, Franca Rampi fu ricevuta dal presidente Pertini e lo convinse della necessità di istituire una struttura nazionale che si occupasse di protezione civile: dalla tragica fine di un bimbo di sei anni nacque quindi la Protezione civile che tutti conosciamo. 

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L’almanacco romano: 10 giugno 1924, il delitto Matteotti

10 giugno 1924 Delitto Matteotti: «Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai». Così il politico socialista Giacomo Matteotti si rivolse alla Camera dei Deputati, quasi presagendo il disegno criminoso del regime fascista di cui denunciò violenze e abusi fino all'ultimo giorno di vita. Disegno che fu messo in pratica un pomeriggio di giugno da cinque membri della “polizia politica”, che dopo averlo rapito nella zona del Lungotevere (testimoni due bambini), lo accoltellarono e abbandonarono il cadavere nelle campagne della Capitale.

L’episodio, di cui Mussolini stesso ammise la responsabilità, segnò uno spartiacque nella lotta al regime, coalizzando i partiti d’opposizione che abbandonarono per protesta il Parlamento (passata alla storia come Secessione dell'Aventino ed entrata nel linguaggio politico). Il governo ne approfittò per approvare leggi più restrittive nei confronti della stampa e della libertà di associazione.

Da allora Giacomo Matteotti fu assunto a figura simbolo dell’antifascismo, ricordata nella toponomastica italiana e nelle commemorazioni ufficiali delle vittime del fascismo.

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L’almanacco romano: 9 giugno 1889, viene inaugurato il monumento a Giordano Bruno

9 giugno 1889.

Alle ore 11,20 viene inaugurato il monumento a Giordano Bruno, esempio massimo di libero pensiero,
la sua inaugurazione si trasforma in una grande manifestazione delle forze democratiche, radicali e socialiste. 

Due comitati universitari internazionali, sorti rispettivamente nel 1876 e nel 1884 con l’adesione di uomini di cultura di tutta Europa, raccolsero la somma necessaria per la realizzazione del monumento.

Nel 1877 il Comune di Roma non fece obiezioni sulla scelta di Campo de’ Fiori, concedendo anche un modesto contributo; nel 1887, tuttavia, quando in Campidoglio la maggioranza era clericale, la collocazione del monumento assunse il significato di una battaglia politica per i rappresentanti degli ideali liberali e anticlericali ed il partito liberale se ne servì anche per mobilitare l’elettorato in vista delle elezioni comunali del 1888.

L’ideazione del monumento venne affidata allo scultore Ettore Ferrari  che presentò nel 1879 una prima versione della statua, raffigurante Giordano Bruno in atteggiamento di sfida davanti al tribunale dell’Inquisizione. Il bozzetto non venne accettato e pertanto nel 1887 fu presentata la proposta poi realizzata con Giordano Bruno raffigurato in atteggiamento di filosofo, raccolto in se stesso, con le mani incrociate sul suo libro chiuso e con lo sguardo dritto davanti a sé. Sul basamento in granito sono otto medaglioni in bronzo con i ritratti di liberi pensatori e tre riquadri con gli episodi più importanti della vita di Bruno. La statua, realizzata in bronzo, fu fusa presso la fonderia Crescenzi di Roma.

(* immagine di  Antonio Fassina)

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L’almanacco romano: 8 giugno 1999, muore a Roma Corrado Mantoni

8 GIUGNO 1999 Muore a Roma 74anne il conduttore televisivo Corrado Mantoni.

Fu lui il primo annunciatore radiofonico italiano a diffondere notizie storiche come quelle della fine della seconda guerra mondiale, della nascita della Repubblica Italiana e della morte di Trilussa. Collaboratore dei Cinegiornali dell'epoca.

Parallelamente alla carriera radiofonica, muoveva i primi passi come attore e doppiatore, seguendo le orme del fratello Riccardo. Come nome d'arte scelse "Corrado", suggeritogli da Carlo Romano, anch'egli attore e doppiatore , negli anni in cui vi erano conduttori come Silvio Gigli, e dopo poco tempo era già popolarissimo, grazie alla sua eleganza ed ironia. Da questa sua scelta di utilizzare il solo nome (senza cognome) derivò il soprannome "lo scognomato" datogli da Totò nella scenetta Il premio Nobel.

Negli anni cinquanta, per un decennio, fu l'unico presentatore ufficiale, categoria nata con lui, della radio italiana.

Passò in televisione negli anni sessanta, dopo aver sperimentalmente trasmesso i suoi programmi radiofonici in TV, come fu per il programma Rosso e nero, in cui aveva come valletta Sophia Loren, e ospitò tra gli altri Danny Kaye e Gregory Peck. Diventò il conduttore ufficiale delle più importanti manifestazioni italiane: concerti, premiazioni, Miss Italia. Condusse numerose trasmissioni, di cui alcune entrate di diritto nella storia della televisione.

Per oltre cinquanta anni fu l'archetipo della conduzione radiotelevisiva insieme a Mike Bongiorno, Raimondo Vianello, Enzo Tortora e Pippo Baudo. Presentò Canzonissima 1970 e Canzonissima 1971, lanciando Raffaella Carrà. 

Il sodalizio artistico con la popolare show-girl si ricostituì nel 1982 per la terza edizione di Fantastico: la relativa finale, da lui presentata in diretta, è una delle ultime col massimo ascolto raggiunto, e per questa trasmissione ricevette a Chianciano il Premio della Critica radiotelevisiva come miglior presentatore televisivo.

È morto  nella clinica Villa Margherita di Roma dove era ricoverato da qualche settimana per un acutizzarsi della sua malattia, all'età di 74 anni, a seguito di una neoplasia polmonare. È sepolto nel Cimitero Flaminio di Roma. 

Nel 2004, la città di Roma gli ha intitolato una via nella zona della Bufalotta dove visse da giovane. 

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Roma, il musical su Nerone: caos, polemiche e lunghe attese per il debutto

(Fonte: www.repubblica.it)

(di Alessandra Paolini) – E alla fine,
Dopo due ore di attesa, due anni di preparazione e tante polemiche dei mesi scorsi,  ieri sera è andato in scena il Divo Nerone – opera Rock, il kolossal firmato da Franco Migliacci, con scenografie e costumi di tre premi Oscar come Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo e Gabriella Pescucci, la partecipazione di Luis Bacalov e la regia di Gino Landi, fino al 10 settembre nella Vigna Barberini in cima al Palatino, tutti giorni in inglese e il sabato in italiano.
Ma anche il debutto ieri sera è statop infuocato: migliaia di persone in fila lungo la stretta via Sacra, tra controlli, qualche "un momento ci stiamo organizzando", cancelli chiusi all'improvviso quando già il sipario era in ritardo di oltre un'ora. Alla fine serviranno oltre due ore per far entrare le 3 mila persone attese in platea, tutte a inviti, tra i quali anche Luca Barbareschi, Monica Guerritore, Roberto Zaccaria, Renato Balestra, Cesara Buonamici, Roberto D'Agostino, Francesco Rutelli, Gianni Letta, l'assessore di Roma Capitale Adriano Meloni.

Tremila gli spettatori  sulle poltroncine vista Colosseo, per lo show dove musica, ballerini, acrobati e scenografie in continua evoluzione, raccontano la storia del più controverso degli imperatori: in quei 14 anni che sconvolsero Roma: dal '54 al '68 dopo Cristo, anno in cui Nerone a soli 30 anni si tolse la vita. In una Città Eterna divorata dal fuoco e dagli intrighi di palazzo.

"Nerone è un personaggio sorprendente, molto diverso da quello che ci è stato raccontato nei libri, da Tacito o Svetonio" dice Ernesto Migliacci, che cura la produzione artistica. "Il nostro è un Nerone 2.0, quello scoperto nella seconda metà del Novecento da diversi storici".

Oggi, il debutto per questo spettacolo che ha “ingaggiato” una carrellata di premi Oscar: Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo per le scenografie, Gabriella Pescucci per i costumi. E poi, partecipazione straordinaria del maestro Luis Bacalov che per Nerone ha scritto il brano: “Da Grande sarò immenso”.

In scena nella Vigna Barberini fino al 10 settembre, con l’inverno lo spettacolo si trasferirà al chiuso di un teatro. Forse il Brancaccio forse l’Auditorium della Conciliazione. Chissà.

La certezza è che la prima avviene in un momento complicato per la sicurezza, specie dopo l’ultimo attentato di Londra,  l’assurda storia del fuggi fuggi incontrollato di piazza San Carlo a Torino e i 1500 feriti. "Siamo in un luogo circondato da mura altissime. Non si arriva se non attraverso un varco con tornelli e metal detector" dice Jacopo Capanna che insieme a Cristian Casella è produttore dello spettacolo. "Siamo molto più tranquilli qui che al Circo Massimo o in qualunque altro luogo per concerti all’aperto". Qualcuno però, sostiene che in un posto così arroccato, le vie di fuga sono meno agevoli.

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L’almanacco romano: 7 giugno 1929, nasce lo Stato della Città del Vaticano

7 giugno 1929 Nasce lo Stato della Città del Vaticano: La nazione più piccola del mondo, custode da oltre due millenni della cristianità, nacque nell'Italia mussoliniana, creando un'eccezione unica al mondo sulla natura giuridica degli Stati.

Il riconoscimento del nuovo soggetto da parte del governo italiano era avvenuto l'11 febbraio del 1929 con la firma dei Patti Lateranensi, così chiamati perché sottoscritti da Benito Mussolini e papa Pio XI nella Sala dei Papi del palazzo di San Giovanni in Laterano.

Quattro mesi dopo lo stesso Pontefice emanò la legge fondamentale della Città del Vaticano, che disegnava la forma di governo del nuovo Stato, insieme ad altre cinque leggi su aspetti legati alla cittadinanza, alla pubblica sicurezza e all'ordinamento amministrativo ed economico.

Come si evinceva dal primo dei 21 articoli del testo, che recita «Il Sommo Pontefice, Sovrano dello Stato della Città del Vaticano, ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.», si delineava una "monarchia assoluta elettiva", di natura teocratica, i cui principali compiti di governo erano attribuiti al cardinale Segretario di Stato. Ad eleggere il Papa era il collegio cardinalizio, riunito in conclave.

Definiti anche i simboli nazionali: la bandiera, costituita da un «drappo partito di giallo e bianco, col bianco caricato al centro delle Chiavi incrociate (decussate) sormontate del Triregno.»; l'inno nazionale, indicato come "Inno e Marcia Pontificale", composto da Charles Gounod. Tra gli aspetti cruciali affrontati nelle altre leggi quello della cittadinanza, spettante «ai cardinali residenti in Vaticano e a Roma, ai residenti stabili in Vaticano per ragioni di carica, dignità o impiego e a coloro cui sia concesso dal Pontefice, coniugi e figli di cittadini», e della proprietà, non riconosciuta in quanto tutti gli immobili appartengono alla Santa Sede.

Nel 2001 la legge fondamentale venne modificata da Giovanni Paolo II che, tra le altre cose, cancellò definitivamente la pena di morte , mai applicata dopo il 1929 e abolita da Paolo VI nel 1967.

Alla luce della superficie che occupa, pari a 0,44 km², e del numero dei cittadini residenti (836 nel 2012), il Vaticano detiene due primati mondiali: è lo stato più piccolo e il meno popoloso del pianeta. 

(* immagine di altotemi)

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L’almanacco romano: 6 giugno 68, muore Nerone

6 giugno 68 muore NERONE Imperatore romano. Fu il quinto ed ultimo imperatore della dinastia giulio-claudia succedendo al suo padre adottivo Claudio nell'anno 54 e governò per quasi quattordici anni, fino al suicidio all'età di 30 anni circa

Salì al trono diciassettenne e governò dal 54 al 68 d.C. Per il primo quinquennio governò in modo tradizionale, aiutato dal prefetto Afranio Burro e dal filosofo Seneca. Il 58, indicato come anno del mutamento, fu l'anno in cui Nerone cominciò a esigere più autorevolezza e volle governare in modo più personale. Nel 60 istituì i giochi chiamati Neronia, costringendo i senatori (e se stesso) a partecipare alle gare, dove emergeva l'immagine del divino imperatore. Intanto intervenne in Oriente e progettò un viaggio in Grecia, per aderire alla politica ellenistica. Nel 62, con il ritiro di Seneca e la morte di Burro, Nerone fu affiancato da Tigellino; nel 64 l'incendio probabilmente accidentale in Roma, del quale fu accusato lo stesso imperatore Nerone, distrusse una considerevole parte della città. Questo diede l'opportunità di una grandiosa ricostruzione, che toccò anche il palazzo imperiale che si espanse dal Palatino al luogo dove ora c'è il Colosseo, che verrà edificato nel 72 d.C. Nel 66 Nerone intraprese il programmato viaggio in Grecia e vi permase troppo a lungo provocando difficoltà interne ed esterne a Roma. Premuto da queste difficoltà, decise di tornare a Roma solo nel 68, quando la situazione era precipitata. 

Anche se il suo comportamento ebbe certamente eccessi violenti e stravaganze, si può dire che non tutto ciò che gli venne imputato dagli storici contemporanei sia vero: ad esempio fu accusato del grande incendio di Roma, con l'obiettivo di ricostruire la città ed edificare la propria maestosa residenza, la Domus Aurea, fatto da cui gli studiosi moderni tendono a discolparlo. Nerone accusò dell'incendio i cristiani, che furono arrestati e condannati in massa. Infine, qualche anno dopo, abbandonato anche dai pretoriani e dall'esercito, venne deposto dal Senato e tentò di fuggire, ma alla fine, vistosi perduto, si tolse la vita nei pressi di Roma, nella villa di uno dei suoi liberti

(* immagine di Egisto Sani)

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L’almanacco romano: 5 Giugno 1944, esce in edicola “Il Tempo”

5 Giugno 1944 esce in edicola IL TEMPO. La prima redazione è in Piazza di Pietra, poi passerà in Piazza Colonna dove è tutt’ora.

Il quotidiano era stato fondato da Renato Angiolillo il 6 maggio dello stesso anno. Il primo numero, all’indomani della liberazione di Roma, viene stampato in una vecchia tipografia in via Mario de’ Fiori: sulla testata reca la scritta “Il Tempo” seguito da “l’Italia” e nella sottotestata appare l’indicazione “Quotidiano socialdemocratico”. E’ composto da un unico foglio, e viene venduto al prezzo di 50 centesimi di lira.

Sospeso dopo due soli numeri dal comando alleato per “violazione degli accordi sulla stampa”, esce nuovamente in edicola il 9 giugno con la nuova sottotestata “Quotidiano indipendente”.

Nel 1945, quando la maggior parte dei quotidiani ricompaiono nelle edicole, Il Tempo è il quotidiano più letto nella capitale con una tiratura di 300.000 copie. La sede viene trasferita a Palazzo Wedekind, in piazza Colonna.