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Ostia, Uccide il fratello per questioni di soldi, morto un 55enne

(Fonte: Il Quotidiano del Lazio)

Un litigio per  ragioni economiche sarebbe alla base del tragico epilogo che ha visto la morte di un uomo di 55 anni, Stefano G., colpito con un coltello da un fendente al torace. Ad ucciderlo, secondo le prime indiscrezioni, pare sia stato il fratello Armando di 58 anni L'alterco e quindi l'omicidio si è consumato ieri sera intorno alle 19.30 in una abitazione di Ostia, in via della Paranzella.

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Pamela Celani, la 27enne di Alatri, confessa l’omicidio del compagno

(Fonte: Il Quotidiano del Lazio)

Pamela Celani, 27enne di Alatri, ha confessato l'omicidio del compagno Felice Lisi di 23 anni, ucciso il 31 maggio scorso con una pugnalata al collo nella casa che dividevano sulle sponde del lago di Ceprano. "Abbiamo litigato e l'ho ucciso", così si è dichiarata colpevole del delitto, rivela Il Messaggero.it. La rea confessa è stata fermata nella serata di ieri dai carabinieri di Frosinone su ordine del Pm Rita Caracuzzo, con l'accusa di omicidio volontario.

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Roma, sequestrati beni per 2.5 milioni a imprenditore romano

(Fonte: www.ilmessaggero.it)

Una villa con piscina in via Cassia, località La Storta, un lussuoso yacht in Sardegna, tre imprese – di cui due operanti nel commercio di veicoli e una nel settore abbigliamento – auto di lusso e vari rapporti finanziari. Il tutto per un valore di oltre 2.5 milioni di euro. Sono i beni che i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma hanno sequestrato ad un imprenditore romano, V.P., 47 anni, gravato da sentenze di condanna per i reati di ricettazione, detenzione illegale di armi e munizioni, truffa, falsità in scrittura privata, falsità materiale in autorizzazioni amministrative, nonché acquisto, detenzione e trasporto di sostanze stupefacenti.

Il decreto di sequestro dei beni anticipato, finalizzato alla confisca, ex artt. 20 D.Lgs 159/2011, emesso dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione, è arrivato a conclusione di indagini patrimoniali, svolte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma, che hanno consentito di rilevare come l'uomo, destinatario del provvedimento di sequestro, disponesse di beni del valore del tutto sproporzionato rispetto al reddito percepito e dichiarato dal medesimo e dalle persone rientranti nel suo nucleo familiare, tanto da far ritenere che tali risorse economiche costituiscano provento o reimpiego di attività delittuose.

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Roma, torna l’incubo rifiuti: l’impianto dei privati ora smaltisce a metà

(Fonte: www.repubblica.it)

(di Cecilia Gentile) – Cinquecento tonnellate al giorno di rifiuti. Da oggi saranno sparse di nuovo nelle strade di Roma con la colonnina di mercurio che si avvicina ai 30 gradi. Perché la capitale non ha fatto in tempo ad uscire da un'emergenza che, ecco, si appresta ad entrare in un altra. Per il suo fragilissimo sistema di gestione rifiuti è scoppiata la tempesta perfetta. Il gruppo Colari di Manlio Cerroni ha appena comunicato ad Ama che nei suoi due tmb di Malagrotta non lavorerà più 1.250 tonnellate al giorno di spazzatura per trasformarla in cdr da trasferire agli inceneritori, ma soltanto 700, a causa dei suoi debiti con i fornitori. Vuol dire che all'Ama rimarranno oltre 500 tonnellate di rifiuti che al momento non sa dove dirottare.

Gli impianti di Latina e Frosinone, dove già porta rispettivamente 180 e 160 tonnellate al giorno, non potranno accettare ulteriori carichi. Sono stati infatti precettati dalla Regione Lazio a lavorare i rifiuti dei comuni del viterbese e di quelli a nord di Roma come Civitavecchia, perché il loro tmb di riferimento a Viterbo "Ecologia Viterbo", sempre di Cerroni, è andato a fuoco domenica notte: tre focolai distinti all'una del mattino. La tempesta perfetta, appunto. Ed una nuova emergenza rifiuti per Roma.

"Si profila una doppia emergenza, ambientale e sanitaria – avverte Stefano Ciafàni, direttore generale di Legambiente – Immaginiamoci cosa può succedere con tante microdiscariche sotto casa con le temperature estive. Il discorso è sempre lo stesso: Roma deve attrezzarsi con suoi impianti pubblici per chiudere il ciclo dei rifiuti, invece di far continuare ad arricchire gli autotrasportatori che portano altrove la spazzatura romana ed essere alla mercè degli impianti altrui".

Dal 1 luglio la situazione rischia di peggiorare ancora. In quel periodo gli stabilimenti del nord vanno in manutenzione ed accettano quantitativi minori di rifiuti. Una situazione nella quale Ama si è già trovata lo scorso anno, nello stesso periodo, quando l'allora assessora all'Ambiente Paola Muraro puntava il dito contro i vertici Ama. Con uno scenario del genere sicuramente Ama non riuscirà a svuotare le fosse dei suoi due tmb al Salario e a Rocca Cencia, come si era impegnata a fare firmando il 23 maggio un accordo con i sindacati. Appena mercoledì l'assessora all'Ambiente Pinuccia Montanari, il dg Ama Stefano Bina e i sindacalisti della Cgil Funzione pubblica Roma e Lazio avevano effettuato un secondo sopralluogo all'impianto del Salario, constatando che le dimensioni dei rifiuti in giacenza si erano ridotte. Ma i volumi sono destinati a crescere di nuovo. Ora nella fossa del Salario ci sono 3.000 tonnellate, rispetto alle 6.000 di maggio, il limite è di 4.000.

"Come avevamo previsto, siamo di nuovo in emergenza – dichiara Athos De Luca, presidente del Forum Ambiente del Pd – Roma non può continuare a gestire i rifiuti affidandosi a privati e ai ricatti di Cerroni. Ci vuole un piano industriale serio".
"In continuità con gli ultimi 20 anni, a parte la breve parentesi della giunta Marino che aveva prospettato quattro ecodistretti, anche questa amministrazione non vuole affrontare il tema della chiusura del ciclo dei rifiuti", riprende Ciafàni di Legambiente.

Che soluzioni nell'immediato? Ama potrebbe di nuovo attivare il suo tritovagliatore mobile, che può lavorare fino a 300 tonnellate al giorno. Nel suo blog Cerroni chiede di utilizzare il suo tritovagliatore, che può trattare 500 tonnellate al giorno, lo stesso che l'allora assessora Paola Muraro spingeva ad utilizzare un anno fa, in aperto dissenso con l'ex presidente di Ama Daniele Fortini, che infatti si dimise. Oppure, ancora, la sindaca Raggi potrebbe chiedere aiuto alla Regione per portare fuori dal Lazio i rifiuti in eccedenza. La nostra regione non può accettare altra spazzatura. Latina e Frosinone sono pieni. L'impianto di Albano laziale, proprietà di Manlio Cerroni, è andato a fuoco lo scorso 30 giugno e non è più ripartito. L'altro tmb, sempre di Cerroni, a Guidonia, è stato messo sotto sequestro dalla magistratura.

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Fondi, duro colpo al mercato fondano degli stupefacenti

(Fonte: Il Quotidiano del Lazio)

Alle prime luci dell’alba di oggi, i Carabinieri della Compagnia di Terracina – con il supporto di unità antidroga del Nucleo Carabinieri Cinofili di Roma Santa Maria di Galeria – hanno dato esecuzione a 15 ordinanze di misure cautelari personali. I provvedimenti restrittivi, suddivisi in 9 custodie cautelari in carcere, 2 custodie cautelari agli arresti domiciliari e 4 persone sottoposte ad obbligo di presentazione alla PG, sono stati emessi dal G.I.P. del Tribunale di Latina, Dott. Pierpaolo Bortone, su richiesta del Pubblico Ministero della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Latina, Dott.ssa Luigia Spinelli, nei confronti di altrettanti soggetti accusati, del reato di traffico di sostanze stupefacenti (art.73 D.P.R. 309/90).

Dal mese di marzo 2016, la Tenenza Carabinieri di Fondi, muovendo da alcuni spunti investigativi rivenienti da altra attività di indagine – incrociati anche con le specifiche doglianze di avventori, commercianti e residenti del centro storico, in particolare nella zona del Corso Appio Claudio – ha raccolto interessanti elementi informativi in capo a due gruppi di criminali operanti nel territorio del Comune di Fondi (LT), impegnati nella gestione della piazza di spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare “eroina”.

Un attento monitoraggio dei soggetti finiti sotto la lente degli investigatori e il successivo sviluppo dei riscontri venuti in rilievo consentivano, grazie anche al portato probatorio delle indagini tecniche frattanto effettuate, la piena enucleazione di identità, ruoli e schemi dei soggetti attinti dalle misure cautelari personali, molti dei quali risultavano gravati da precedenti o pendenze penali, anche per reati specifici, nonché la fedele ricostruzione delle dinamiche di spaccio, delle rotte e dei canali di approvvigionamento delle sostanze stupefacenti.

Fondamentale è risultata la rapida comprensione del linguaggio criptico e dei particolari codici di comunicazione tra gli indagati.

Ad esempio, per meglio definire la quantità di stupefacente necessaria al fabbisogno della piazza fondana, venivano utilizzate frasi convenzionali quali “stasera siamo a cena in 10, 15 o 20?”.

Mentre i luoghi in cui i soggetti si incontravano per scambiarsi lo stupefacente erano quattro, tutti ricompresi nel territorio comunale, ed erano convenzionalmente noti come “kiwi” (via Fosso di Lenola), “ulivi” (via Fianca), “fontana” (località campo Boario) e “fiume” (località via Goffa).

Sorprendente, per altri versi, si è invece dimostrata la capacità di “mutua assistenza” messa a sistema dagli indagati che, al bisogno, nella prospettiva di ovviare alla temporanea indisponibilità di stupefacente, si rifornivano reciprocamente della sostanza occorrente, dimostrando capacità gestionali e dinamiche imprenditoriali degne di migliori propositi.

Molti i riscontri obiettivi raccolti durante il periodo oggetto d’indagine. Tra questi, oltre alla denuncia in stato di libertà di alcuni soggetti del luogo, anche l’arresto di tre dei destinatari delle odierne ordinanze di misure cautelari, tra cui una donna di anni 45 e due uomini di anni 42 e 30 anni, colti nella flagranza del reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, nonché attività di sequestro di sostanza stupefacente del tipo eroina e di metadone.

Nel corso delle operazioni di perquisizione effettuate nell’ambito del medesimo quadro operativo, i militari operanti, inoltre, hanno arrestato uno dei destinatari della misura cautelare in carcere anche nella flagranza del reato di detenzione sostanza stupefacente, poiché sorpreso in possesso di circa 28 grammi di marijuana e di oltre 6 grammi di cocaina.

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Roma, uccise parrucchiere dei vip: pena dimezzata a Liviu Axente

(Fonte: www.ilmessaggero.it)

Uccise il parrucchiere dei vip. Condanna sostanzialmente dimezzata in appello per Vlad Florin Liviu Axente, il romeno di 23 anni sotto processo perché accusato di aver concorso nell'omicidio di Mario Pegoretti, parrucchiere e truccatore cinematografico 61enne originario di Merano, trovato senza vita nell'aprile 2015 nella Pineta Sacchetti, a Roma.
 
Diciotto anni di reclusione per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dalla minorata difesa sono stati inflitti al giovane dalla prima Corte d'assise d'appello di Roma: in primo grado, Axente era stato condannato a 30 anni dal gup Giulia Proto a conclusione del processo col rito abbreviato. La riduzione oggi della condanna è motivata con il riconoscimento delle attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate. Il Pg Francesco Mollace aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado.

Era il 26 aprile 2015 quando, tra la vegetazione, fu trovato il cadavere di Pegoretti. Era stato colpito ripetutamente al volto con sassi; non aveva né soldi né documenti, era nudo dalla vita in giù e coperto solo con una giacca. La zona era quella frequentata di notte da transessuali e omosessuali. Il cadavere fu trovato da un passante che faceva jogging nel parco.
Emerse che Pegoretti si era appartato per un rapporto: l'intenzione dei due giovani era solo quella di rapinarlo (il bottino fu un orologio del valore di poco più di cento euro). Ci fu però una reazione cui seguì la violenta aggressione che portò l'uomo alla morte. All'esito delle indagini, gli aggressori furono individuati in due giovani romeni.

Secondo quanto si è appreso, Axente (reo confesso) collaborò dopo aver appreso dalla televisione della morte di quell'uomo. Fu arrestato, insieme con un coetaneo connazionale. Nel luglio del 2015 il secondo dei due romeni arrestato fu trovato impiccato nella cella del carcere di Regina Coeli dove si trovava agli arresti. Axente fu invece portato a giudizio e condannato in abbreviato a 30 anni di reclusione. Oggi, il dimezzamento della condanna.

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Roma, Controllavano lo spaccio di droga al Tufello, 8 arresti

(Fonte: Il Quotidiano del Lazio)

Sono 10 le misure cautelari eseguite questa mattina dagli agenti della Polizia di Stato del Commissariato Fidene Serpentara e della Squadra Mobile della Questura di Roma, a conclusione di una brillante operazione di polizia contro la spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta di 8 ordinanze di custodia cautelare in carcere, una di divieto di dimora nel comune di Roma e una dell'obbligo di firma. Tutti gli arrestati sono responsabili, in concorso fra loro, di spaccio di cocaina.

L'attività del pool della Procura di Roma specializzato in reati gravi contro il patrimonio e stupefacenti e' durata quasi 1 anno. Gli investigatori sono riusciti ad individuare un agguerrito gruppo criminale, capace di movimentare significative quantità di cocaina destinata alla piazza di spaccio del Tufello. Determinanti, al buon esito dell'indagine, sono state anche le numerose conversazioni intercettate fra i malviventi; ciò ha consentito nel corso del tempo di effettuare dodici arresti in flagranza di reato, e il sequestro di circa 3 kg di cocaina.

 

Questo nonostante il gruppo criminale usasse un gergo difficilmente decifrabile. Durante l'esecuzione delle misure cautelari, uno degli indagati, già destinatario della misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria, è stato arrestato in flagranza di reato per la detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, perché gli investigatori lo hanno trovato in possesso di numerosi dosi di hashish.

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“Facce da c…” Insulta sui social gli agenti della Polizia: denunciato

(Fonte: Il Quotidiano del Lazio)

“Facce da c…. “.

Questo uno degli epiteti con i quali un romano di 26 anni, ha commentato una recente operazione di polizia pubblicata su un quotidiano online, e condivisa su un profilo facebook gestito da cittadini della zona.

La notizia, inerente una brillante operazione antidroga conclusa dagli agenti del Commissariato Appio – con un sequestro di 93 kg di sostanza stupefacente – risale allo scorso 15 aprile.

Gli insulti e le denigrazioni, anche personali, in quanto rivolte contro gli agenti operanti, le cui fotografie erano state anche pubblicate accanto alla droga, erano state peraltro contrastate da numerosi altri commenti educati e comunque civili.

Gli investigatori del commissariato hanno così identificato l’autore dei commenti offensivi, il quale è stato denunciato per il reato di diffamazione aggravata.

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Rogo di Centocelle a Roma, Seferovic torna in libertà. Caccia al fratello

(Fonte: www.repubblica.it)

(di Giuseppe Scarpa) – Torna libero Serif Seferovic, il 20enne rom fermato a Torino giovedì scorso perchè sospettato di aver avuto un ruolo nella morte  delle tre sorelle della famiglia Halilovic, morte intrappolate nel camper in fiamme dove vivevano con altri otto familiari a Centocelle. Lo ha deciso il gip del capoluogo piemontese Alessandra Danieli che ha convalidato il fermo di polizia ma non ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Che siano stati i Seferovic gli autori del rogo di Centocelle ci sono pochi dubbi. Il furgoncino infatti ripreso dalle telecamere la notte del 10 maggio è quello di Renato Seferovic, fratello di Serif, latitante ricercato dalla squadra Mobile. Serif dunque è stato scarcerato non perché non sia ritenuto in qualche misura responsabile del rogo ma perché "allo stato – sottolinea il gip – non sono stati acquisiti sufficienti indizi al di là di ogni ragionevole dubbio" che giustifichino la detenzione in carcere.

"Come esposto – scrive il giudice nell'ordinanza – il dato di assoluto rilievo investigativo è rappresentato, da parte degli autori del delitto del furgone di proprietà di Renato Seferovic, fratello del fermato, consente di concentrare nel nucleo di appartenenza dei predetti indagati la responsabilità del fatto, tale medesimo elemento, non consente tuttavia di escludere, in mancanza di ulteriori acquisizioni di indagine che il soggetto ripreso dalle immagini del sistema di videosorveglianza, anziché il Serif fosse altro soggetto, in ipotesi appartenente allo stesso gruppo familiare ovvero semplicemente vicino al gruppo, che presentava le stesse caratteristiche fisiche, di per se non univocamente ascrivibili al solo Serif, a maggior ragione in mancanza di qualsiasi accertamento in ordine alle caratteristiche fisiche degli altri familiari di sesso maschile del predetto". Ovviamente soddisfatto per la decisione del gip il legale di Serif, l'avvocato Gianluca Nicolini.

Seferovic era stato fermato il primo giugno scorso a Torino in una operazione congiunta degli uomini della squadra mobile del capoluogo piemontese e di Roma.
Su di lui gravavano indizi di colpevolezza in relazione al lancio di una bottiglia incendiaria contro il camper dove dormiva l'intera famiglia Halilovic la notte del 10 maggio scorso, e dove morirono le tre sorelle di 20, 8 e 4 anni. Il giovane nel corso della convalida del fermo si era difeso affermando che quella notte non si trovava in zona Centocelle ma era con l'intera famiglia in una area di parcheggio a Prati Fiscali, periferia est della Capitale.

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Roma, uccise il ladro che entrò nella sua villa, il gip archivia: «E’ stata legittima difesa»

(Fonte: www.ilmessaggero.it)

Un tentativo di rapina in villa fallito per la reazione del proprietario che uccise uno dei banditi, il romeno Nicolas Valentin Barbat. Accusato di omicidio volontario, Ilario D’Apollonio, 85 anni, l’uomo che il 29 giugno 2013 reagì all’azione dei malviventi, ha ottenuto oggi l’archiviazione della sua posizione dal gip di Roma Gaspare Sturzo. A D’Apollonio il gip ha riconosciuto la legittima difesa. 

All'epoca vennero condannati a cinque anni e quattro mesi di reclusione Robert Costantin Grancea e ad Adrian Liviu Petrascu. Il loro complice Gheorghe Prisacaru a quattro anni e otto mesi di reclusione. I quattro rapinatori, uno dei quali armato, si introdussero di notte nella villa dei coniugi D' Apollonio, in via Nomentana, e legarono ed imbavagliarono la padrona di casa, Ilaria Ciocchetti, anch'essa ottantenne, che li aveva sorpresi.

Accortosi di quanto stava accadendo D' Apollonio prese l'arma, sparò ed uccise Barbat. L'archiviazione del procedimento era stata sollecitata dal pm Elisabetta Ceniccola anche su sollecitazione degli avvocati Diego Perugini e Sonia Battagliese, legali della coppia di anziani vittime del tentativo di rapina. Nel provvedimento, il pm Ceniccola ha sottolineato che «la condotta omicidiaria sia stata posta in essere da un soggetto in età avanzata nei confronti di un uomo di 35 anni di alta statura e di fisicità robusta al fine di difendere se stesso e sua moglie (impossibilitata a reagire in quanto immobilizzata ed imbavagliata) dalla condotta violenta di più rapinatori travisati di cui almeno uno armato». Per il pm, dunque, la legittima difesa invocata da D' Apollonio era giustificata dal «pericolo per l'incolumità sua e della moglie». Gli altri tre banditi furono successivamente catturati e condannati a pena varianti tra cinque anni e quattro mesi e quattro anni di reclusione.