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VIDEO – Visita della delegazione della S.S. Lazio alla sinagoga 

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Croci celtiche e bestemmie con lo spray: Caffarella, deturpata la cisterna romana

(Fonte: www.repubblica.it)

(di Valentina Lupia e Giuseppe Scarpa) – Croci celtiche, bestemmie, slogan fascisti e scritte volgari imbrattano da venerdì la Cisterna Ninfeo nel parco della Caffarella. E così anche i vandali danno il loro "contributo" per cercare di rovinare il polmone verde del quadrante Sud della capitale. È questo, infatti, l'ennesimo sfregio al parco dell'Appia Antica. Uno dei territori più prestigiosi di Roma che da tempo registra anche un numero record di abusi edilizi: 620.

A tutto questo si somma anche l'incuria. Domenica ha ceduto un pezzo dello stemma della chiesa del Domine Quo Vadis di via Appia Antica. Nessuno, per fortuna, ha varcato l'ingresso al momento del distacco dei fregi. Il crollo ha ricordato l'incidente (capitello precipitato da trenta metri) in cui è morto un turista spagnolo nella basilica di Santa Croce a Firenze appena 4 giorni fa.

Chissà, adesso, quanto tempo ci vorrà per sistemare lo stemma rovinato. Non dovrebbero, invece, passare troppi giorni per riportare all'antico splendore le pareti esterne della Cisterna Ninfeo (III d.C.). Dall'ente parco regionale dell'Appia Antica fanno sapere di aver contatto l'Ama. La municipalizzata dei rifiuti offre, infatti, il servizio di idrosabbiatura, una tecnica specifica per ripulire i monumenti dalle vernici delle bombolette spray.

"È stato uno schiaffo – commenta amareggiata la direttrice del Parco regionale dell'Appia Antica, Alma Rossi – la Cisterna Ninfeo è stata abbandonata per anni, l'abbiamo liberata dal degrado con molta fatica: anni fa ci abitavano dei clochard. Nel gennaio del 2016, dopo un importante lavoro di restauro, è stata aperta al pubblico".

L'ipotesi, invece, di recintare il parco della Caffarella per controllare l'ingresso, ed evitare così che i vandali danneggino gli antichi monumenti, è escluso dalla direttrice Rossi: "Chi ha delle brutte intenzioni potrebbe comunque scavalcare. Dovremmo fare un grande lavoro sociale per educare al grande valore di queste opere. La sensibilizzazione è l'unica arma vera che abbiamo ".

Nel frattempo però alcuni angoli di questo prezioso parco sono investiti (in parte) dal degrado. Vedi, ad esempio, la condizione critica in cui versa La Vaccareccia, il casale centrale della valle della Caffarella di epoca rinascimentale. Per gestire al meglio questo immenso patrimonio non aiuta il sovrapporsi di vari enti – parco regionale dell'Appia Antica che dipende dalla Regione e il parco archeologico dell'Appia Antica che dipende dal Mibact – che spesso non comunicano con efficienza tra di loro.

Tra i mille problemi, degno di nota, è stato domenica l'intervento dei volontari (coordinati dai vertici del parco regionale dell'Appia Antica) che hanno ripulito il letto del fiume Almone dall'immondizia. A fine giornata non si contavano i sacchi neri stracolmi di spazzatura.

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Arrestati due giovani dalla Polizia

ROMA. NASCONDEVANO IN CASA UNA PISTOLA CLANDESTINA E DROGA: ARRESTATI DALLA POLIZIA DI STATO 2 GIOVANI ROMANI.

 

Non si aspettavano certo di trovare armi e droga gli uomini della Polizia di Stato che, in ossequio a una disposizione del Tribunale di Roma, erano andati in quell’abitazione pignorata per allontanarne gli abitanti.

Alla vista degli agenti del commissariato Flaminio, F.E.L. e G.F., rispettivamente di 25  e 24 anni, entrambi romani, hanno assunto subito un atteggiamento nervoso.

Insospettiti, gli investigatori hanno dato un’occhiata in giro e si sono accorti che, sul tavolo del salone, c’era una bustina trasparente contenente marijuana: subito è scattata la perquisizione dell’appartamento e della relativa cantina.

I poliziotti hanno così trovato in cucina, su un ripiano del mobile frigo, una busta in cellophane di grandi dimensioni con, all’interno, dell’altra marijuana; sopra un pensile, invece, un piccolo involucro con dentro hashish.

Nascosta dentro una valigia, in camera da letto c’era poi una pistola di produzione turca, completa di caricatore e 15 colpi, priva di punzonatura di riconoscimento e quindi clandestina, nonchè una busta di “maria”, 13 bustine per il confezionamento dello stupefacente e due fogli con numeri di telefono e cifre.

Nell’ingresso gli agenti, all’interno di un borsello occultato dentro una valigia, hanno scovato oltre 4000 Euro, probabile provento dell’illecita attività di spaccio.

Infine, in una scatola celata in cantina, sono stati rinvenuti 9 barattoli contenenti altra droga.

F.E.L. e G.F. sono stati così allontanati dall’abitazione pignorata e sono stati arrestati per detenzione illegale di arma comune da sparo clandestina e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

 

Roma, 23 ottobre 2017

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Comunicato scaricabile dal sito: http://questure.poliziadistato.it/Roma
e dalla pagina Facebook della Questura di Roma (clicca qui)
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VIDEO – Via Zoe Fontana (dalla diretta Facebook di sabato 21 ottobre)

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VIDEO – Albero caduto a piazza delle Cinque Giornate

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VIDEO – Diretta Facebook di sabato 21 ottobre

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Roma, Cucchi bis: il processo ai carabinieri inizierà il 16 novembre. La sorella Ilaria: «Ho fiducia»

(Fonte: www.ilmessaggero.it)

«Finalmente ci siamo. Il 16 novembre si parte col processo e mi auguro di vedere in aula il maresciallo Mandolini che lo ricordo è imputato, visto che continua a fare lo spavaldo sui social». L'ha detto Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, dopo che il presidente del Tribunale di Roma ha designato il collegio che giudicherà gli imputati per la morte del fratello. «Ho fiducia che questa volta – ha aggiunto – i responsabili della morte di mio fratello e di anni ed anni di depistaggi saranno puniti».

Il processo bis per la morte di Stefano Cucchi, deceduto il 22 ottobre del 2009 all'ospedale Sandro Pertini di Roma dopo l'arresto per possesso di droga, è stato affidato alla prima Corte di Assise. Inizierà il via il 16 novembre. Lo ha stabilito il presidente del Tribunale, Francesco Monastero, che ha ritenuto fondata l'iniziativa del presidente della Terza Corte d'Assise, Evelina Canale, che il 13 ottobre scorso, in apertura della prima udienza, aveva annunciato di doversi astenere visto che si era già occupata del primo processo per la morte di Cucchi. Il dibattimento si terrà a piazzale Clodio.

Nell'inchiesta bis, coordinata dal pm Giovanni Musarò, tre carabinieri sono accusati di omicidio preterintenzionale e di abuso di autorità. Si tratta di Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco. L'ultimo è accusato anche di falso e calunnia insieme al maresciallo Roberto Mandolini, mentre il militare Vincenzo Nicolardi deve rispondere della sola calunnia.

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Roma, nascondeva droga shaboo nelle caramelle per le feste dei filippini: arrestata pusher 37enne

(Fonte: www.ilmessaggero.it)

Le dosi di shaboo perfettamente "incartate" e nascoste nelle confezioni di chewing gum, erano pronte ad animare le serate della comunità filippina a Roma. Ma qualcosa è andato storto per una 37enne delle Filippine, arrestata dai carabinieri del Nucleo Operativo della compagnia Roma Parioli.

I carabinieri, in servizio in abiti civili, la tenevano d'occhio, seguendo i suoi movimenti sospetti in piazza dei Cinquecento, mentre avvicinava i suoi connazionali. Quando l'hanno sorpresa a cedere alcune dosi di droga ad un connazionale, 35enne, l'hanno bloccata. 

Dopo aver trovato nelle sue tasche diverse dosi di shaboo, i carabinieri hanno deciso di perquisire anche la sua abitazione, dove hanno rinvenuto la grossa parte dello stupefacente: 350 dosi pronte alla vendita illecita, 400 euro e altre banconote. L'arrestata è stata portata in caserma e trattenuta in attesa del rito direttissimo.

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Roma, stuprò anche la clochard di Villa Borghese: nuovo arresto per violentatore seriale

(Fonte: www.repubblica.it)

E' stato il romeno Cristi Popa, 25 anni, a violentare, picchiare e rapinare una donna tedesca lo scorso 18 settembre a Villa Borghese. La squadra mobile ha eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del giovane, gia' detenuto a Regina Coeli per i reati di sequestro di persona, violenza sessuale, rapina, lesioni e ricettazione commessi nei confronti di altre tre donne, rispettivamente il 22 settembre, il 28 settembre e il 5 ottobre.

L'input decisivo alla soluzione del caso e' arrivato dalla individuazione del profilo genetico dell'indagato dai lacci con i quali era stata legata la clochard tedesca, la prima delle quattro vittime in Italia del 25enne. Dieci giorni dopo, il 28 settembre, gli investigatori si sono infatti imbattuti in un nuovo caso di violenza sessuale, questa volta ai danni di una prostituta italiana, A.S., in via Salaria: e' parso subito evidente che il profilo e il modus operandi dell'autore di questo stupro coincidevano con quello di Villa Borghese, in quanto la donna era stata violentata, picchiata con violenza al volto e legata mani e piedi con i suoi stessi indumenti.

Nei giorni successivi, sulla base del racconto di A.S. e attraverso un attento monitoraggio della zona, gli agenti sono riusciti ad individuare altre due prostitute romene, vittime della violenza del Popa, le quali – in un primo momento – proprio per il terrore che lo stesso potesse dar seguito alle minacce di morte proferite nei loro confronti, non volevano sporgere querela per quanto subito. Grazie anche alle loro denunce gli investigatori hanno ricostruito la fisionomia dell'indagato, che si muoveva con disinvoltura soprattutto nel tratto compreso tra via Salaria, via Prati Fiscali e la stazione Termini, sempre a bordo di uno scooter, un Kymco nero, corrispondente a quello descritto dalle vittime.

Lo scorso 7 ottobre, Cristi Popa e' stato fermato in via Salaria e, nel corso dell'interrogatorio, ha ammesso parzialmente le proprie responsabilita', affermando di essere l'autore di tre rapine e lesioni compiute nei confronti di tre prostitute ma negando decisamente di essere l'autore della violenza commessa a Villa Borghese. Il dna prelevato ha consentito pero' di attribuire al Popa anche lo stupro di Villa Borghese.

Preziose in questo senso le attivita' del Gabinetto interregionale e del Servizio di Polizia Scientifica, che hanno confermato la serialita' nei quattro episodi di violenza, "dal momento – spiegano gli investigatori – che lo stesso dna estrapolato dai lacci con cui la donna tedesca e' stata legata e' risultato un aplotipo del tutto compatibile con quello completo, estratto dai campioni biologici e dagli indumenti con cui sono state legate la seconda e la terza vittima del Popa. E questi sono coincisi con il profilo genetico estratto con il tampone buccale. E' stato possibile ricondurre, senza alcun dubbio, l'aplotipo rinvenuto a Villa Borghese con gli altri, in quanto l'aplotipo individua il medesimo ceppo maschile presente all'interno di una certa famiglia e il Popa e' risultato l'unico appartenente alla propria presente sul territorio nazionale".