(Fonte: Corriere della Sera, di Fulvio Fiano e Ilaria Sacchettoni) – Uno stadio che, dopo essere stato una speculazione da scongiurare, diventa l’obiettivo da perseguire. Una viabilità in cui nessuno investe e alla quale, anzi, nessuno pensa. Un soprintendente che, invece di elaborare soluzioni per la città, offre consigli ai costruttori, quasi un suggeritore personale (uno dei tanti) di Luca Parnasi. È il quadro che affiora dai nuovi atti investigativi depositati.
Assistito dall’avvocato Pierpaolo Dell’Anno, Luca Caporilli, il braccio destro di Parnasi, scarcerato con l’ex assessore del Pd Michele Civita, ricostruisce il ruolo giocato da Francesco Prosperetti nella realizzazione del progetto. I due, il Soprintendente e il braccio destro del costruttore, dialogano su quali consulenti sia più vantaggioso assicurare al costruttore per superare il vincolo architettonico (poi archiviato dallo stesso Prosperetti). Un primo tentativo di incaricare Luciano Marchetti, ex dirigente regionale dei Beni Culturali, va a vuoto. «Prosperetti — dice Caporilli — aveva piacere che fosse Desideri (Paolo Desideri, architetto e datore di lavoro della figlia del Soprintendente, Beatrice, ndr)». E alla gip che lo incalza, Caporilli offre conferme: «Sì, sì, è stata un’indicazione (del Soprintendente, ndr)». Desideri era notoriamente uomo di Parnasi: «Lui ha progettato per lo stadio sia prima che dopo il ponte pedonale, il ponte di collegamento della nostra, dell’area nostra di Tor di Valle con la stazione della Magliana». La giudice Maria Paola Tomaselli sottolinea che offrendo indicazioni in anticipo su chi fosse il miglior tecnico da incaricare, Prosperetti finiva per anticipare dritte su eventuali rilievi futuri. «Nel momento in cui Prosperetti vi dà indicazioni vi anticipa quelli che avrebbero potuto essere i suoi rilievi».
Quanto al ponte di Traiano che nessuno voleva il tecnico di Eurnova, Caporilli, scarcerato ieri, racconta: «Perché non realizzate il nostro ponte, il Ponte di Traiano, vi prendete il nostro progetto, lo spostate di 100 metri o di un chilometro a noi non ci riconoscete quest’opera e forse funziona meglio», propone al Comune senza essere ascoltato. Neppure le simulazioni, rappresentate in una riunione negli uffici di Luca Bergamo («a febbraio 2017», dice) avrebbero convinto a fare il ponte. E di fronte all’idea di realizzare una struttura da 50 mila posti, la questione delle infrastrutture diventa secondaria. Alla fine, escluso un finanziamento dei costruttori, l’opera ricadrà sulle casse pubbliche.
La politica di Parnasi, ossia le erogazioni traversali, miravano ad aggirare obiezioni e ostacoli. In quest’ottica si decide il finanziamento alla fondazione di Daniele Leoni, l’ingegnere dell’assessorato all’Urbanistica capitolino. «Beh — dice Caporilli — l’abbiamo fatto uno perché me l’ha chiesto e due perché c’era questa partecipazione a questo convegno». Stavolta inutilmente perché Leoni, alla fine, valuterà che il calcolo sugli oneri concessori deve seguire l’indice territoriale che non prevede sconti per i costruttori.
In parallelo emerge anche che pur di assicurarsi il favore di Luca Lanzalone, il superconsulente già presidente di Acea, Parnasi lo sponsorizzava perfino con i vertici di Banca Carige: «Tu fagli fare qualcosa anche a Lanzalone, dagli 50…30.000 euro di consulenza— diceva al telefono all’ad Paolo Fiorentino — …fargli fare una caz…ta! Costruiamo questo rapporto tondo! Così quando è il momento…». La banca precisa che nessuno ha poi seguito il consiglio di Parnasi.