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Cronaca

Sblocca cantieri, Genovesi: decreto che porta meno sicurezza e pochi controlli

Fillea Cgil è la categoria del sindacato che si occupa e segue l'edilizia e tutte le varie costruzioni. Ci sarà una manifestazione a Roma, indetta anche con altre sigle sindacali, per parlare della ribattezzata "legge della giungla". A parlarne, ai microfoni di Radio Roma Capitale, è stato il segretario generale della Fillea Cgil nazionale, Alessandro Genovesi: "Il 28 maggio saremo in piazza con gli amici di Cisl e Uil contro il codice sugli appalti. Noi abbiamo chiesto di riaprire i cantieri e quindi di agire sui cantieri per problemi di burocrazia. La risposta del Governo è stata quella di cambiare le regole del gioco. In particolare, non solo di intervenire nelle norme dei cantieri. Attualmente il codice degli appalti prevede di poter subappaltare fino ad un 30%. Il subappalto è un allungamento della catena. Si tratta di meno trasparenza, meno sicurezza e meno controlli perchè più le spezzettiamo e più rischiamo grosso. Potrebbe vincere l'appalto un'azienda che potrebbe non mettere mai piede in quel cantiere. Tutto questo in un settore con il più alto indice di lavoro nero e più alto numero di morti sul lavoro. Legge per far ripartire i cantieri, non la mafia. Molti contro questo decreto da architetti ad ambientalisti. Il Parlamento dovrebbe fermarsi a riflettere. Se vogliamo sbloccare i cantieri, sono altre le cose da fare. A Roma il genio civile sono solo 76. Manca il personale nei cantieri. In Germania le stazioni appaltanti sono aggregate, in Italia sono 30mila. Parliamo di problemi veri, senza scaricare tutto su lavoratori e imprenditori seri. Noi in questi 10 anni abbiamo perso 600mila posti di lavoro e quelli che lavorano spesso stanno sotto ricatto occupazionale. Qui stiamo parlando di appalti pubblici. Non tollero la guerra fra poveri, ma quando ci sono i soldi pubblici in mezzo pretendo il massimo rispetto delle regole, dei contratti e dei fondi. Il messaggio che stanno dando è: c'è la crisi e per togliere la crisi, togliamo le regole. Così si retrocede a livello di diritti a quelli di un paese africano, non di un paese europeo".