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Cronaca

Roma, via Colli della Farnesina chiusa dal Comune e aperta dai residenti

(Fonte: Corriere della Sera, di Claudio Rinaldi) – Nella città dove bastano tre ore di pioggia intensa per mandare in tilt la circolazione, succede anche che una strada venga chiusa a tempo indeterminato nonostante le proteste degli abitanti del quartiere. La causa è banale: la potatura degli alberi. È normale infatti che il verde venga curato, asportando i rami ingombranti. Anzi, è quello che chiedono i romani per evitare che querce, platani e pini diventino ostacoli pericolosi e inaspettati. Decisamente meno normale è però scoprire che quella strada chiusa il 30 giugno dopo più di venti giorni sia ancora abbandonata a se stessa, sbarrata con un bel cartello che ne indica il divieto di transito. Se poi si considera che non stiamo parlando di un’arteria secondaria insignificante, bensì di via dei Colli della Farnesina, snodo importante che da via della Camilluccia porta a via del Foro Italico offrendo dunque un’alternativa al traffico di ponte Milvio e di via Cassia, la faccenda si fa ancor più seria.

Ma non è finita qui. La strada è sì formalmente chiusa perché invasa dai rami tagliati che la restringono a una sola carreggiata, ma è di fatto aperta. Qualcuno infatti stanco di aspettare che gli alberi vengano rimossi, invece di allungare di alcuni chilometri il suo ritorno a casa ha pensato bene di spostare le barriere. Risultato: via dei Colli della Farnesina è chiusa, ma aperta. Le transenne ci sono, ma di lato. Una corsia è invasa dai rami lasciati sull’asfalto e l’altra dalle macchine e dai motorini che si incrociano nei due sensi di marcia, accentuando così solo il pericolo di incidenti. E i vigili? «Passano due o tre volte al giorno», commenta il portiere del condominio al civico 144. «Vengono, si fermano, rimettono a posto le barriere e vanno via. Dopo mezz’ora però la situazione torna come prima: qualcuno si infastidisce, scende dalla macchina, sposta le transenne lasciando libero il passaggio. E piano piano la circolazione riprende come se la strada fosse regolarmente aperta». In effetti nessuno tra automobilisti, tassisti e motociclisti si preoccupa del divieto. Tutti rallentano, aspettano che la strettoia d’ingresso sia libera e attraversano la via per entrare nei complessi residenziali o per raggiungere la zona nord della città.

Dario è un avvocato, ha uno scooter e abita in via Cortina d’Ampezzo. È consapevole di commettere un’infrazione, ma si giustifica così: «Sono passati più di venti giorni. Abbiamo aspettato, ma nessuno si è preoccupato di risolvere il problema. E allora meglio fare da soli». «Sì è vero, il pericolo c’è – commenta una signora dalla sua auto -. Chi passa da qui sa però che deve ridurre la velocità. D’altronde se il Comune non ci aiuta, ci aiutiamo da soli». Non ci sono solo cittadini stufi di aspettare, ignorano indisturbati i cartelli persino le camionette dell’Ama e gli autobus «fuori servizio» dell’Atac. Non il 188 però, la linea circolare devia il suo percorso e dal capolinea in largo Diaz attraversa via Cassia, piazza dei Giuochi Delfici e via Nemea. «Per arrivare alla fermata più vicina – si lamenta il signor Massimo, 76 anni – ora devo fare quasi un chilometro. Le sembra giusto? E solo perché nessuno si è degnato di completare il lavoro. Fanno bene i cittadini che da soli hanno riaperto la strada, ormai possiamo contare solo su noi stessi».