(di Valentina Lupia) – Tra un dialogo che non c’è più, l’assenza degli eletti e i meet- up che sempre meno frequentati, nei municipi dilaga il malcontento degli attivisti del Movimento 5 Stelle. Quella “base” che, come dichiaravano sotto elezioni i pentastellati, sarebbe stata occhi e orecchie dei cittadini e avrebbe fatto da ponte coi consiglieri e coi presidenti grillini. “Sarebbe” perché, al netto dei numeri, ai meet-up settimanali vanno sempre in meno, un po’ per sfiducia, un po’ per idee politiche contrastanti. Il caso lampante di questa situazione, a due settimane dalle elezioni, è il V municipio, quella fetta di Roma che parte da Porta Maggiore e si estende fino alla borgata Finocchio e a via di Rocca Cencia. Un territorio immenso, con una “ base grillina” sgretolata. A raccontarlo è un documento di fuoco in cui nove attivisti comunicano di “interrompere il rapporto di cooperazione politica con i portavoce del municipio V”. Diverse le motivazioni che si susseguono nelle cinque pagine.
“Dopo la vittoria elettorale — si legge per esempio nel primo punto — la presenza dei consiglieri e degli assessori agli info point è venuta drasticamente meno, con qualche isolata eccezione”, tanto che “la tradizionale assemblea settimanale del mercoledì, aperta ai cittadini e pensata come un momento di restituzione del lavoro dei portavoce e di interazione con la comunità 5 Stelle, ha visto una progressiva mancanza di partecipazione” da parte degli eletti. Motivo per cui tanti “tra simpatizzanti e attivisti — si legge ancora al secondo punto — hanno smesso di partecipare, non avendo alcuna interlocuzione con gli eletti”. Così si è passati “ da riunioni con 40/50 persone a riunioni con una ventina di partecipanti e, negli ultimi mesi, ad annullamenti degli incontri” perché nessuno o solo pochissimi avevano dato conferma della loro presenza. E ancora, tra i motivi che hanno spinto i nove a redigere il documento, i tavoli di lavoro che avrebbero dovuto funzionare da supporto per le commissioni municipali e che non si sono mai riuniti, oltre alle notizie che arrivano solo da siti online, giornali e dai profili Facebook dei consiglieri di minoranza.
A migliorare le cose non è bastato nemmeno un regolamento ( del 9 maggio scorso) — per “ dare maggiore impulso alla partecipazione degli attivisti alla vita politica del municipio” — che prevedeva la presenza di un referente alle riunioni di maggioranza, “ come di fatto accade in altri parlamentini”: la presidente del consiglio, facendosi portavoce della volontà dei consiglieri, aveva detto no. Promettendo, però, che lei stessa avrebbe riferito settimanalmente sulle attività di maggior rilievo. Ma “ da maggio a oggi ci sono stati due soli incontri, per la sua indisponibilità”, si legge ancora nella lettera infuocata, dove più volte si sottolinea “ l’inesistente relazione tra attivisti e portavoce”. Così infuocata che i destinatari non sono stati solo il minisindaco Giovanni Boccuzzi, il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito e la prima cittadina Virginia Raggi, ma anche la candidata al governo della Regione Roberta Lombardi, la senatrice Paola Taverna e i deputati Massimo Baroni, Alfonso Bonafede, Roberto Fico, Riccardo Fraccaro.
La situazione non è poi così diversa negli altri municipi. Nell’XI gli attivisti sono sempre in meno, mentre nel XII ormai sono al massimo 15: lo scorso anno in 19 avevano inviato una lettera simile a quella del V, disconoscendo la presidente Silvia Crescimanno, moglie del presidente della commissione Ambiente in Campidoglio, Daniele Diaco. «A Monteverde la minisindaca è rimasta con i pochi che le erano più fedeli. Siamo stati i precursori di questo malcontento — spiega Mauro Guarnieri, che dei 19 era stato il portavoce — anche negli altri municipi il rapporto si è freddato rispetto a prima » . Nel XIII, racconta l’ex consigliera 5S Isabel Giorgi, ora passata a Fratelli d’Italia, «molti attivisti se ne sono andati, altri hanno cominciato a seguire altri partiti». E a Montesacro, per il momento, il malcontento della base è in secondo piano. Almeno fino a mercoledì, quando alle 13.30 si decideranno le sorti del III municipio: i consiglieri — 12 grillini e 13 d’opposizione — voteranno la mozione di sfiducia della presidente Roberta Capoccioni, amica di Roberta Lombardi e Marcello De Vito. Sarebbe il secondo parlamentino “perso” dai grillini, dopo che a marzo scorso Paolo Pace ha abbandonato la poltrona dell’VIII.