(Fonte: www.repubblica.it)
Trent'anni di reclusione e il riconoscimento dell'aggravante della premeditazione. Questa la condanna chiesta in mattinata dal procuratore generale in Corte d'assise d'appello di Roma per Manuel Foffo nel processo per l'omicidio di Luca Varani, avvenuto il 4 marzo 2016. In primo grado, con rito abbreviato, Foffo era stato condannato a 30 anni per omicidio volontario, aggravato dalla crudeltà. Varani venne massacrato a coltellate e colpi di martello durante una festa, in un appartamento al Tiburtino III, da Foffo e dal suo amico Marco Prato, il quale si è suicidato in carcere prima dell'inizio del processo. La sentenza di appello arrivera' il 10 luglio.
Per il pg, la premeditazione dell'omicidio emerge dai fatti avvenuti nei due giorni precedenti al delitto, durante i quali Prato chiese ad un amico, Giacomo Donati, di portargli "tutti i tranquillanti che hai". Il 3 marzo, invece, il giorno prima del delitto, Foffo e Prato invitarono a casa un ragazzo, Alex Marconi, dicendogli di avere "regali e vodka". Ma quando il giovane arrivò nella casa di Foffo, Prato iniziò a offrirgli cocaina tentando delle avance sessuali, respinte da ragazzo, che poi lasciò la casa. "Mandalo via questo qui, non ci serve", disse Prato a Foffo secondo la ricostruzione degli inquirenti.
Secondo l'accusa, i due amici stavano selezionando una vittima. I due amici invitarono anche un altro amico, che una volta arrivato nella casa trovò Prato vestito con abiti femminili e con una parrucca. Il secondo giovane riferì di avere a breve un appuntamento con un'amica, circostanza che secondo il pg lo ha "salvato". Il terzo invitato fu Varani, che morirà dopo due ore di agonia."Mentre Prato ha subito un pentimento, tanto che cerca di suicidarsi – ha spiegato il pg -, Foffo invece non ha rimorsi, sa di non avere scampo, e per questo contatta il padre e poi insieme chiamano il loro avvocato di fiducia".