(Fonte: www.repubblica.it)
(di Mauro favale e Maria Elena Vincenzi) – Ufficialmente una moratoria degli sfratti non c'è ma a Roma, tra procura ( dove giacciono da tempo 105 fascicoli su altrettanti immobili occupati), prefettura ( che coordina l'ordine pubblico e decide dove intervenire) e Campidoglio ( che, con la sala operativa sociale, ha l'obbligo di prendere in carico le situazioni di particolare fragilità), tutti sanno che per diversi mesi non ci saranno sgomberi.
E questo, nonostante la sentenza emessa dal Tribunale civile della capitale che condanna il Viminale a risarcire una società privata proprietaria di un edificio occupato dal 2013. Costo dell'indennizzo: 260 mila euro per ogni mese di occupazione fino a quando il palazzo non verrà liberato. Una sentenza che, come si dice in gergo, rischia di fare giurisprudenza, esponendo il ministero dell'Interno ( che formalmente ha l'obbligo di sgomberare le occupazioni per impedire che vengano commessi reati) a una serie di cause in sede civile, tutte dello stesso tenore.
Negli ultimi giorni, dopo la decisione dei giudici, in prefettura hanno ripreso in mano il dossier sfratti messo da parte dopo le polemiche seguite, quest'estate, ai fatti via Curtatone, con lo sgombero con gli idranti di intere famiglie di eritrei che occupavano da anni un palazzo che affacciava su piazza Indipendenza. Un dossier rimasto sospeso alla luce della circolare diramata quest'estate dal ministro dell'Interno Marco Minniti che impone di effettuare gli sgomberi solo in presenza di una soluzione alternativa per le famiglie in difficoltà. Alternativa che dovrebbe essere individuata dagli enti locali, nello specifico dal Campidoglio, ma di cui, al momento non c'è traccia. E così, mentre nei mesi scorsi dalla prefettura hanno segnalato al Comune la necessità di procedere con lo sgombero di alcuni palazzi occupati da anni ( da via Carlo Felice 69, a San Giovanni, passando per viale delle Province 196 e viale del Policlinico 137), la giunta Raggi ha provveduto a emanare un bando per potenziare l'assistenza alloggiativa. " Non un'iniziativa ad hoc – dicono dal Campidoglio – per consentire gli sgomberi futuri " . E infatti il bando per il reperimento di moduli abitativi (compresi prefabbricati) e destinato ad assistere 100 persone potrebbe rappresentare, almeno temporaneamente, la soluzione per i 60 sgomberati quest'estate da un palazzo a Cinecittà che da mesi dormono sotto i portici della chiesa di piazza Santi Apostoli.
Altro, al momento, non c'è in una città in cui l'emergenza abitativa è, da anni, una delle principali criticità che ha portato, nel tempo, alle 105 occupazioni di immobili censite dalla procura che indaga per svariati reati ( dall'occupazione abusiva, ovviamente, fino allo smaltimento dei rifiuti e alla sicurezza igienico sanitaria, effetto spesso del sovraffollamento di questi immobili).
E così, tra l'incudine dell'emergenza alloggiativa, il martello della sentenza del tribunale che impone al Viminale di risarcire i proprietari degli edifici occupati, l'impasse burocratica della circolare Minniti e dei bandi del Campidoglio, la situazione resta sospesa. Col risultato che si va avanti con uno status quo che scontenta tutti e che non risolve minimamente i problemi dei migliaia di senza casa che vivono nella capitale. Col paradosso che, alla luce della sentenza dei giudici civili, il Viminale potrebbe decidere di rivalersi sugli enti locali che, in base alla circolare Minniti, dovrebbero individuare le alternative prima di procedere agli sfratti.