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Cronaca

Roma, assalto al McDonald’s di piazza di Spagna, colloqui di lavoro per 250 persone

 

(Fonte: www.repubblica.it)

(di Rory Cappelli) – C'è chi sogna di fare l'attrice, come Simona, 22 anni, un diploma e qualche mese di lavoro in un call center. Chi vorrebbe diventare musicista e studia basso elettrico, come Alessio Lima, che si è trasferito nella Capitale dalla Sicilia, e che cerca "qualche soldo in più, ma certo non aspiro, nella vita, a friggere patatine". C'è chi dice che è un "continuo lavorare due mesi, poi via, altri cinque mesi, poi via, una prova non pagata, due mesi di sofferenza, poi via, e infine la torta in faccia: una settimana in nero" e allora vorrebbe qualcosa di fisso, un punto fermo. C'è chi spiega che "da Firenze in giù è praticamente impossibile trovare lavoro", come Andrea, 26 anni, una laurea in Psicologia Clinica  e "nessuna prospettiva". Tutti accomunati dalla speranza di venire assunti dalla catena di fastfood di origine statunitense, la McDonald's, che, dopo una prima scrematura online che ha eliminato oltre 2000 aspiranti, ha incontrato 250 persone nella sede di piazza di Spagna per assumerne 150.

Mentre i ragazzi sembrano tutti un po' increduli di non dover mettere di mezzo mamma o papà per fare un colloquio di lavoro, e quindi annuiscono entusiasti di poter partecipare dopo aver "visto un post su Facebook" o aver trovato la "notizia online", il management tesse le lodi di un'azienda dove, "se vuoi e se hai le abilità necessarie", spiega Enrica Perego delle Risorse Umane, "puoi scalare tutti i gradini, e dal personale di cassa o di cucina, puoi diventare direttore di uno dei ristoranti o anche passare alla sede centrale". Come Claudio Casciotti, testimonial della giornata, miracolato della patatina fritta, che in poco più di venti anni da addetto alla friggitoria sull'Ardeatina è diventato "licenziatario di tre McDonald's della Capitale".

"Sai cosa serve per fare carriera qui da noi?" dice, infervorato e molto american. "Serve voglia di fare. Passione. Un buon rapporto con il personale. Io dico sempre ai miei: 'Ma voi a 50 anni vi volete ancora ritrovare a girare hamburger? O desiderate qualcosa di più?'. E se uno vuole qualcosa di più qui da noi può trovarlo di sicuro: l'ambizione fa la differenza".

"Non so se è così, magari: vorrei crederci" dice passandosi una mano tra i capelli Simone, 28 anni, aspirante crew, "sono scoraggiato la mia è una generazione impallinata ancora prima che abbia iniziato a correre". Eppure è qui, in fila. Poi presenta il curriculum, si siede al tavolo dei colloqui e sorride: il lavoro inizia già dalla prossima settimana, "sarà un contratto di quinto livello, un part-time da 800 euro lordi al mese" spiega Perego. "Stiamo cercando persone per implementare il numero di addetti nei vari ristoranti della città. Perché i McDonald's sono profondamente cambiati: ora c'è la possibilità di essere serviti dopo aver fatto l'ordine con una specie di maxi iPad, e quindi c'è bisogno di persone che servono ai tavoli, c'è il McCaffè dove si parla con il cliente che il più delle volte diventa un regular. C'è quindi bisogno di addetti", chiosa, "che abbiamo capacità con il pubblico e predisposizione a lavorare in team".

I colloqui sono terminati, fuori non c'è più fila. Gli aspiranti "addetti" – 90% italiani, 10% stranieri, 65% uomini, 35% donne – si sono confusi con i turisti o sono tornati a casa. Una ragazza sta seduta su uno dei piloni della colonna dell'Immacolata. Guarda il McDonald's e sorride. "Sì, ho fatto il colloquio. È andato bene, sono sicura" dice alzandosi e dirigendosi a passo marziale verso via di Propaganda. Forse ha ragione. E chissà magari entrerà anche a far parte di quel 60% di donne che in Italia dirigono i fast food più famosi del mondo
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