Paolo Borrometi, giornalista sotto scorta dal 2013 perchè minacciato di morte dalla mafia, è stato presente, nel pomeriggio, negli studi radiofonici di Radio Roma Capitale. Il giornalista è stato intervistato da Jacopo Nassi. Borrometi ha aperto così il suo discorso:"Sono un giornalista che sognava di fare questo mestiere. Vivevo in Sicilia e le mie inchieste hanno portato allo scioglimento di due Comuni per mafia. Per raccontare la verità sono stato brutalmente minacciato, hanno tentato di dare fuoco a casa mia. Non sono però le minacce che ho subito. Dobbiamo fare squadra, non solo fra colleghi, ma anche per chi ci ascolta. Non scriviamo per un utile personale. La libertà d'informazione, non è solo la libertà di fare il giornalista, ma di essere informati. Per troppo tempo si è spostato l'asse della discussione. Pensavamo che le mafie fossero state sconfitte e invece no. le mafie si infiltrano negli enti locali, nei Comuni, fanno degli accordi scellerati. Chi ci ascolta ha il diritto di sapere quali sono i prodotti orto fruttiferi che arrivano sulle nostre tavole. Presenza delle mafie e non solo al Sud: c'è un insediamento fortissimo nel nord Italia e nella capitale".
Sulla situazione di Roma per quanto riguarda la criminalità, Borrometi ha detto: "Su Roma situazione composita. Tutte le organizzazioni criminali sono presenti al centro. Molti imprenditori si sono piegati e aprono le attività grazie ai soldi delle mafie. Ci sono anche dei clan che vivono nel territorio, soprattutto nelle periferie come i Casamonica. Nella lotta alle mafie non ci deve essere un'appartenenza politica. Abbattere le case è comunque un segnale. Così come è accaduto ad Ostia. Domani sarò lì, al Porto, a presentare il mio libro. Abbiamo scoperto la presenza del clan ad Ostia dopo la testata. Noi, come giornalisti, dobbiamo avere il coraggio di denunciare ciò che succede. A volte è scomodo perchè dobbiamo denunciare l'imprenditore insospettabile o l'amministratore municipale. L'illegalità è illegalità ovunque. Dobbiamo tranquillizzare quei cittadini ed essere lo spunto in più. Le case ad Ostia andavano abbattute. Quello che è successo alla Romanina al Roxy Bar è un esempio di controllo sociale. Non possiamo accettare che nei nostri quartieri ci siano delle persone che controllano su di noi. Le colpe non devono cadere sui figli, ma l'illegalità non deve essere giustificata. Non ci possono essere degli intoccabili. Non si può colpire solo la bassa malovanza, ma tutti".
Sul concetto di giornalismo e sulle critiche avanzate, Borrometi ha specificato: "Il problema è che certi titoli, come quelli che abbiamo letto sulla Sindaca di Roma, non fanno parte del giornalismo. Così come non può essere un titolo "Bastardi Islamici". Il giornalismo c'è nel nostro paese, sono tanti i colleghi che fanno il loro dovere, ma che non vengono apprezzati. Il giornalista deve essere il cane da guardia della democrazia, denunciando ciò che non va".
Il giornalista ha espresso un commento anche sulle sorelle Napoli: "Sorelle che hanno avuto il coraggio di denunciare e alle quali lo Stato sta riconoscendo questo coraggio. Chi denuncia in questo paese deve essere tutelato".
Tornando su Roma: "Città troppo sporca ed una capitale europea non può essere così. Altro problema della città è l'abusivismo. Dobbiamo sconfiggere quella cultura. Stazione Termini pericolosa la sera e rappresenta una sorta di zona franca. Non possiamo permetterci di avere zone di questo tipo nella capitale".
"Il problema nel nostro paese non sono solo le mafie, ma la cultura presente nel nostro paese. Non dobbiamo creare degli eroi. Io non ho coraggio, io ho paura. Quella paura però non mi blocca. Nel mio libro ho scritto nomi e cognomi".
Sul problema delle ecomafie: "Problema enorme e spero che le forze dell'ordine faranno chiarezza nei tempi più brevi possibili. Sono d'accordo con il Ministro Costa che se ne è occupato sul campo. Io non credo all'autocombustione, penso che c'è sempre qualcosa dietro. Ci sono degli interessi che girano intorno che sono enormi. Al di là del singolo incendio, noi dobbiamo interrogarci su quelli che sono gli interessi che girano intorno, iniziando a fare chiarezza".
Messaggio finale: "Ringrazio i radioascoltatori. Noi giornalisti abbiamo la responsabilità di informare i cittadini, ma voi dovete darci una mano. Segnalateci ciò che non va. Non è sempre colpa di qualcun altro. Dobbiamo fare qualcosa per migliorare questa terra. Sarà libera dalle mafie quando ognuno di noi avrà la responsabilità di vivere da cittadino".