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Metro C Roma, al Colosseo cantiere fermo senza l’ok del Comune

(Fonte: www.repubblica.it)

(di Giovanna Vitale) – È da fine luglio che il Cipe sollecita Virginia Raggi ad autorizzare la rimodulazione delle risorse all'interno del quadro economico per la costruzione della metro C, già a suo tempo approvato per consentire il completamento dei lavori sino al Colosseo. E sono cinque mesi che dal Campidoglio tutto tace. Lo Stato, che finanzia l'opera per il 70%, attraverso il ministero delle Infrastrutture ha detto sì; idem la Regione; da Palazzo Senatorio invece nessuna risposta. Un silenzio che rischia di allungare i già biblici tempi di realizzazione della linea. E persino di compromettere l'apertura della stazione San Giovanni, già slittata da fine anno a metà marzo e a questo punto tornata in forse.

Al pre-consiglio del Cipe convocato mercoledì pomeriggio al dicastero di Via XX Settembre per mettere a punto l'ordine del giorno della riunione che il Comitato interministeriale svolgerà tra Natale e Capodanno – l'ultima prima dello scioglimento delle Camere – l'aggiornamento del quadro economico relativo alla terza linea metropolitana di Roma è stata espunta dagli argomenti in discussione. Per procedere è necessario l'ok di tutti e tre gli enti finanziatori: se ne manca uno, non se ne fa nulla. Risultato? L'amministrazione 5S – vuoi per immobilismo, vuoi per disattenzione, vuoi per faide interne sull'infrastruttura tra le più strategiche per la città – rende di fatto impossibile questo passaggio fondamentale, che avrebbe scongiurato un ormai probabile blocco dei cantieri.

Il perché è presto detto: la rimodulazione delle risorse consente di trasferire alcune poste dalle tratte già ultimate a quelle ancora interessate dai lavori. Un'operazione a saldo zero, che non comporta cioè alcun aggravio di costi, bensì un semplice spostamento di somme in precedenza accantonate e poi però non spese. Ad esempio quelle relative agli imprevisti, che magari su una tratta non si sono più verificati come invece programmato, facendo "avanzare" importi per decine di milioni da impiegare su altre tratte più complesse. Una procedura persino banale, che tuttavia senza l'ok del Campidoglio non si può approvare. Se va bene, se ne riparlerà alla fine del 2018: a marzo ci saranno le elezioni, la formazione del nuovo governo si prevede lunga e non indolore, per avere un Cipe di nuovo operativo ci vorranno parecchi mesi. Con ricadute pesantissime sulla metro C.

Per aprire la stazione di San Giovanni occorre completare il collaudo tecnico-amministrativo della linea che parte da Montecompatri. Per ottenerlo, bisogna che il quadro economico sia quello finale, comprensivo di tutti gli aggiustamenti intervenuti in corso d'opera. Ma il Cipe non può varare le modifiche in assenza del via libera del Comune. Il quale adesso potrebbe pagarla cara: ossia con la mancata consegna della stazione da parte dei costruttori, prevista per fine mese. Al momento, molto più di un'ipotesi. Che impedirebbe ad Atac di effettuare i 45 giorni di pre- esercizio e dunque di inaugurarla entro metà marzo.

E c'è pure dell'altro. Senza una nuova allocazione delle somme per centinaia di milioni di ammontare complessivo, immobilizzate su cantieri ormai chiusi da tempo, nei prossimi mesi entreranno in sofferenza anche quelli della T3 da San Giovanni al Colosseo. Col rischio che si blocchino definitivamente. E allora altro che 2020. Per raggiungere i Fori in metropolitana dal quadrante est della città, se ne parlerà il giorno di poi nell'anno di mai.