(Fonte: www.repubblica.it)
"Possiamo reagire in tanti modi alla sentenza di ieri, tutti ovviamente comprensibili e legittimi. Ma il più sbagliato è quello forse più diffuso in queste ore: sostenere che si dovrebbe chiedere scusa a Roma perché Roma non è una città mafiosa. Lo dico da romano innamorato della mia città: a Roma la mafia c'è. Ed è forte e radicata". A scriverlo in un articolo pubblicato sul sito della rivista Left Wing all'indomani della sentenza di primo grado del processo Mafia Capitale è Matteo Orfini, presidente del Pd.
"Basta fare una passeggiata in centro e contare i ristoranti sequestrati perché controllati dalla mafia. Basta – aggiunge – passeggiare nei tanti quartieri in cui le piazze di spaccio sono gestite professionalmente, con tanto di vedette sui tetti e controllo militare del territorio. Basta spingersi a Ostia e seguire le attività degli Spada, o andare dall'altra parte della città dove regnano i Casamonica. Basta leggere le cronache per trovare la mafia ovunque", aggiunge.
"Ma quella di Carminati non è mafia, dice il processo. Vedremo cosa stabiliranno i prossimi gradi di giudizio, ma come scrissi mesi fa, cambia davvero poco. A Roma la mafia c'è e ha dilagato usando la corruzione come grimaldello. Oggi Roma è gestita da più clan che hanno evidentemente trovato un equilibrio tra di loro e si sono spartiti la città. A chi ha iniziato a sgominare questo sistema bisogna solo dire grazie, soprattutto se si pensa che in passato la procura di roma era nota come il "porto delle nebbie". Farebbe piacere anche a me – continua Orfini – poter dire che la mafia a Roma non c'è. Ma sarebbe una bugia. Io sono orgoglioso di essere romano".
"Ed è proprio l'orgoglio che mi fa dire che, di fronte a quello che oggi è diventata roma, bisogna reagire e combattere, non affidarsi a tesi di comodo. Roma non è stata umiliata da chi indaga. Roma è stata umiliata da chi l'ha soggiogata. E da chi non ha saputo impedirlo. Invertire l'ordine delle responsabilità significa continuare a tenere gli occhi chiusi", conclude.
Sulla stessa lunghezza d'onda anche il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che ha commentato la sentenza di primo grado su "Mafia Capitale", conversando con i giornalisti a margine della presentazione di due bandi: "Bisogna evitare il rischio di creare una grande confusione: ieri c'è stata una sentenza su una associazione, su un caso, che ha avuto l'esito che tutti conosciamo, ma questa sentenza non può essere utilizzata oggi per affermare che a Roma non ci sono infiltrazioni mafiose, perchè queste ci sono, sono denunciate e conosciute. Basta fare un giro per le strade per riconoscere i locali che sono stati sequestrati. Oggi pomeriggio sarò al porto di Ostia ad inaugurare delle iniziative sportive delle federazioni del Coni finanziate dalla Regione Lazio in un bene sequestrato alla mafia", ha aggiunto il governatore, sottolineando poi: "Le sentenze si applicano e, secondo me, non si commentano, ma se ne prende atto. Però nessuno si permetta di fare confusione trasformando una sentenza su una singola associazione, su un singolo caso, in un colpo di spugna in merito al rischio e alla presenza di infiltrazioni mafiose nella nostra città, che ci sono e vanno sempre combattute", ha concluso Zingaretti.
"Quello che la sentenza ha accertato è un pesantissimo e intricatissimo sistema criminale che per decenni ha tenuto sotto scacco la politica di Roma. Quindi si sveglia come si è svegliata il giorno prima: sapendo che l'unica strada è quella della legalità. I tempi sono più lunghi, ma quando si chiede il risultato immediato non lo si può avere se si seguono procedure regolari, però alla fine la procedura è pulita e questo consente di non commettere gli errori del passato", ha commentato invece la sindaca Virginia Raggi a margine di una conferenza stampa questa mattina rispondendo a un cronista che le chiedeva come si svegliasse la città dopo la sentenza di ieri di Mafia Capitale, che ha fatto cadere per tutti gli imputati il 416bis, ovvero l'associazione di stampo mafioso.