(Fonte: Corriere della Sera, di Ilaria Sacchettoni) – Quando Roberto Spada si trasforma in ariete nei confronti del giornalista Daniele Piervincenzi, l’8 novembre 2017, Ostia ha da poco tagliato il suo cupo traguardo. Sono trascorsi esattamente dieci anni dalla seconda gambizzazione di Vito Triassi, punto di riferimento dei Caruana Cuntrera e di Cosa nostra sul litorale. È lo spartiacque: il X municipio, da qui in poi, diventa territorio di intimidazione, violenza, omertà. Per capire la Ostia di oggi, in cui gli ex alleati degli Spada pretendono di fare la spesa gratis alla Conad di via Cagni, bisogna saper leggere quella di ieri. Così spiega, nell’aula bunker di Rebibbia, il capitano Gianluca Ceccagnoli che, dal 2015, guida il Nucleo investigativo dei carabinieri del litorale. E per capire l’ascesa degli Spada bisogna sapere interpretare gli equilibri criminali della zona.
«Nel 2009 — elenca il capitano — viene ucciso Emidio Salomone legato alla banda della Magliana. A luglio 2011 è assassinato il cognato di Ottavio Spada, Marco Salera. In seguito si verificano un attentato dinamitardo e il duplice omicidio di Francesco Antonini conosciuto come “Sorcanera” e Giovanni Galleoni, detto “Baficchio”. A luglio 2013, a pochi passi dalla caserma, c’è una violenta colluttazione con un reciproco tentativo di omicidio fra Ottavio e Marco Esposito». Al rosario di episodi sgranato da Ceccagnoli vanno aggiunti i 14 incendi in due anni appiccati a stabilimenti, ristoranti e chioschi della zona e ricostruiti dai pm Ilaria Calò e Mario Palazzi. «Ostia — sottolinea Ceccagnoli — è uno scacchiere criminale complesso in cui operano diverse organizzazioni. Dal clan Spada ai Triassi fino ai Fasciani. All’interno di questi gruppi si stringono alleanze oppure ci si scontra e in quel caso abbiamo iniziative anche gravi. Non va dimenticata la miriade di danneggiamenti contro operatori commerciali di questo periodo, perché le voci dell’economia di Ostia sono la gestione degli stabilimenti e il traffico di stupefacenti». In questo «continuo riposizionamento delle zone di influenza» come lo definiscono gli investigatori, la famiglia Spada beneficia della perdita di influenza dei Triassi e alterna vittorie a sconfitte sia nell’usura che nello spaccio.
Lo strapotere dei clan ha la sua quotidiana celebrazione: «A ottobre 2015 presso la Conad si presentano due Cardoni che fanno spesa gratis e costringono il proprietario a dargli trenta euro» racconta il capitano. Il clan è in guerra contro lo Stato di cui occupa le case e contro cui, all’occorrenza, manifesta con forza. «Il 19 ottobre 2015 — ricorda il capitano — facciamo un controllo su Massimiliano Spada che resiste e che viene portato in caserma lungo la zona di via Zambrini. Ma accade qualcosa. In cinquanta si radunano lì sotto, urlando e tentando di forzare il cancello. Fra loro Silvano Spada e Maria Dora Spada ma anche Massimo Cardoni che giorni dopo sarà gambizzato. Anche lui reclama la liberazione di Spada». Dalla gambizzazione di Cardoni parte l’operazione Suburbe che oggi ha portato al processo. «Intercettiamo Massimiliano Spada — spiega Ceccagnoli — e scopriamo che il contrasto con Cardoni era per il controllo di un’occupazione delle case popolari». Mercoledì la nuova udienza.