(Fonte: Corriere della Sera, di Clarida Salvatori) – Per soddisfare le nostre necessità, dalla spesa alla pizza a domicilio, specie nelle grandi città negli ultimi anni sono nati mestieri alternativi, i cosiddetti «lavoretti»: uno per tutti i rider, i ragazzi che con le bici o gli scooter fanno le consegne per uno stipendio di appena 2-3 euro o senza garanzie perché spesso a nero. Da un punto di vista meramente normativo, infatti, questi ambiti lavorativi sono una giungla. E la Regione Lazio, per prima in Italia, si è riproposta di disciplinare il settore con una legge ad hoc.
Da qualche giorno è partita una consultazione pubblica online (al link www.regione.lazio.it/gigeconomy) a cui potranno partecipare forze politiche, sindacati, cittadini, studiosi, lavoratori e imprese della gig economy: lo scopo è delineare le tutele necessarie per i lavoratori delle piattaforme digitali. Per contribuire ci sono 20 giorni di tempo.
Gli ambiti più importanti della consultazione saranno la salute e la sicurezza sul lavoro in linea che le norme nazionali; il salario minimo garantito; l’indennità nei giorni festivi; la chiarezza nella condizioni contrattuali. «Continuiamo a costruire le basi per arrivare a una legge regionale a tutela dei lavoratori digitali. Abbiamo incontrato i rappresentanti di forze sociali, associazioni e società che operano in questo campo. Ora la consultazione via web è una delle tappe intermedie e fondamentali per arrivare all’obiettivo della legge – spiega il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti –. Ci sono diritti che consideriamo imprescindibili, altri elementi potranno emergere grazie ai contributi che ci arriveranno». «All’innovazione tecnologica e alla nascita di nuove forme di lavoro devono corrispondere vecchi e nuovi diritti – fa eco l’assessore regionale al Lavoro, Claudio Di Berardino –. Indubbiamente lo sviluppo dell’economia 4.0 ha aperto una zona grigia».
In prima linea per contribuire alla stesura di un testo di legge regionale, che dovrebbe essere approvato entro l’estate, è la Cgil: «Questo è un settore in continua espansione e difficile da gestire e quella della piattaforma è un’ottima idea –osserva Michele Azzola, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio –. Anche noi stiamo ragionando su come essere utili, magari creando dei luoghi di aggregazione visto che molti di questi lavoratori non si conoscono, essendo disarticolati da una App. Ma ci sono delle difficoltà oggettive dal momento che la Costituzione italiana ritaglia un ruolo marginale per le Regioni. Difficilmente si potrà intervenire sulla tipologia di contratto, forse solo sulle tutele per i lavoratori, che non ne hanno specie in caso di infortuni». Come è successo al fattorino di Just eat che a Milano ha perso una gamba dopo essere finito sotto un tram mentre faceva una consegna.