(Fonte: www.repubblica.it)
(di Maria Elena Vincenzi) – Nell'attesa dell’interrogatorio di convalida del fermo, previsto per stamattina, gli inquirenti lavorano all’identificazione del complice di Roberto Spada. Probabilmente, come suggerito anche dal giornalista Daniele Piervincenzi e dal cameraman Edoardo Anselmi, uno dei fedelissimi dell’arrestato. La procura ha chiesto la convalida per lesioni e violenza privata con l’aggravante delle modalità mafiose e l’emissione di misura cautelare in carcere. Intanto il complice, o i complici, potrebbero finire indagati.
Gli investigatori dovranno anche capire se a picchiare i due reporter siano stati solo loro due, come sembra dai filmati, o se, nel parapiglia successivo alla testata di Spada al cronista, si sia unito anche qualche altro soggetto: stando alla denuncia i presenti erano circa dieci.
Il procuratore aggiunto Michele Prestipino e i sostituti Ilaria Calò e Giovanni Musarò hanno chiesto la convalida nella convinzione che l’aggressione si sia sviluppata in un contesto mafioso. Per questo nel decreto di fermo hanno ricostruito vari episodi che, dal 2007 ad oggi, dimostrano che Ostia è terra di mafia. Che qui, in pieno X Municipio, è in corso “da anni ormai, un continuo riposizionamento delle zone di influenza come si evince dalla serie di attentati e atti intimidatori che hanno interessato il litorale”. A tale proposito va segnalato che Nuova Ostia, dove Roberto Spada ha la sua palestra — peraltro, stando a quanto dice il capogruppo di Fdi-An alla Camera Fabio Rampelli, di proprietà del Comune «ma Raggi non l’ha ancora requisita», e Paolo Ferrara (5S) smentisce che sia del Campidoglio — è ormai territorio dominato dal clan che porta il suo nome.
La ricostruzione dei pm, ripercorre dieci anni e va dall’incendio al ristorante dello stabilimento Med a quelli, il più recente a settembre, della Palestra Pianeta Fitness. Nel mezzo ci sono roghi, intimidazioni, gambizzazioni e persino il duplice omicidio di Giovanni Galleoni, alias “Baficchio”, e di Francesco Antonini. A sostegno di questo e del ruolo di Roberto all’interno del clan, i magistrati riportano anche varie dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Alcuni abbastanza recenti, come quello di Tamara Ianni che, a maggio del 2016, raccontava: «Massimo Massimiliano, detto “Lelli”, si occupa dei “recuperi” delle estorsioni e dello spaccio di droga. È un “cane”, ovvero subordinato agli Spada. Di volta in volta si mette a disposizione dei diversi appartenenti della famiglia Spada che glielo chiedono. In particolare, gli possono dare ordini: Silvano Spada; Roberto Spada grande, fratello di “Romolo”; Enrico Spada, detto “Maciste”; Ottavio Spada Grande; Ottavio Spada detto “Toro”; e Enrico Spada detto “Pelè”. Quelli che danno ordini a Lelli sono quelli più forti, quelli più importanti della famiglia, quelli che danno ordini a tutti».
Così anche un altro pentito, Michael Cardoni che, dopo aver chiarito che “Roberto Spada è uno che comanda in seno alla famiglia, lui si occupa del traffico di stupefacenti”, si lascia andare ad alcune riflessioni. “Gli Spada — dice a verbale nel maggio 2016 — dopo aver ucciso Galleoni e Antonini, hanno rotto tutti gli equilibri, di fatto arrogandosi a un livello criminale superiore al proprio, paritetico a quello delle persone uccise …Il punto di forza degli Spada consiste proprio nel fatto che sono in tanti”. Ora la parola spetta al gip.