L’autorevolezza di un pensiero innovativo è sovente figlia delle opere del tempo. La forza intrinseca e quasi primigenia delle espressioni proverbiali, che a forza di essere tramandate vanno solidificandosi in quella magistra vitae che per Cicerone è la storia, deriva appunto dalla ripetuta e sperimentata veridicità del messaggio di cui si fanno portatrici. Nelle composizioni in distici elegiaci note come “Epistulae ex Ponto” del poeta e innovatore Ovidio risalenti al primo secolo dopo Cristo figura con stile icastico e possente il brocardo latino in virtù del quale “Gutta cavat lapidem”, concetto ereditato dal padre del De Rerum Natura Lucrezio, per cui “Gutta cavat lapidem non vi, sed siepe cadendo”. Cadendo, la goccia scava la pietra non tanto per la sua forza quanto per la sua costanza. Altro non è che il messaggio del premio Nobel per la letteratura del 1921 Anatole France, che in uno dei suoi testamenti spirituali rimembra ai posteri che “Per realizzare grandi cose non solo dobbiamo agire ma anche sognare, non solo progettare ma anche credere”. Frasi che sembrano oscillare sul limbo della retorica, e che invece conservano un peso specifico notevole in quanto manifesti programmatici di una lapalissiana necessità di affrettarsi nel rendersi protagonisti di un cambiamento urgente, da realizzarsi con passi anche piccoli e cadenzati, a patto di iniziare a fare sul serio. Poco importa così che sian trascorsi ben diciannove secoli tra la lezione ovidiana e il diktat del soprammenzionato scrittore parigino, giacchè l’impellenza di determinate tematiche ha assunto una dimensione ontologica sempre più decisiva nell’attualità, e il bisogno di attivarsi per la ricerca di soluzioni concrete pare epidittico. L’attenzione ai cambiamenti climatici e alla tutela dell’ambiente assurge a crocevia fondamentale di una generazione che deve dare dimostrazione di essere seriamente interessata al futuro del pianeta e dei posteri.
Chi, lungi dallo starsene con le mani in mano o dall’adagiarsi sui metodi consuetudinari, ha optato in maniera diametralmente opposta per una decisa svolta sotto il profilo della sostenibilità ambientale è la Casa di Cura Privata “Nuova Villa Claudia”, nota clinica romana situata nel bel mezzo del Parco di Veio e più precisamente in Via Flaminia Nuova 280 (Quartiere Flaminio, al termine di Corso Francia).
La nostra redazione è andata a intervistare colei che con Gian Luigi Rizzo è la titolare dell’azienda che di recente può fregiarsi di essere divenuta la prima clinica italiana (ma forse anche europea) completamente “verde”, la dottoressa Laura Melis. Il 27 novembre scorso è stato infatti presentato alla presenza del presidente del Parco di Vero Giorgio Polesi e dell’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato il progetto di riconversione ecologica improntato ad un piano studiato da Pricewaterhouse, tra le più rilevanti società di revisione di bilancio e consulenza su scala mondiale. L’idea di fondo è quella di conciliare la tutela della salute dei cittadini con i temi sempre più scottanti della sostenibilità ambientale, sulla scia del percorso tracciato ormai quattro anni or sono dalla Conferenza Internazionale sul Clima di Parigi, con la Health Climate Challenge. Una sfida allo stesso tempo nobile e temeraria, che si fonda sulla triste constatazione dell’ignavia dei governi del globo, fedelmente e amaramente dipinta dai dati ufficiali dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), destinati spesso a riportare un quadro desolante. Di seguito l’intervista gentilmente e cordialmente concessaci.
Dottoressa Melis buongiorno. In primis Le riportiamo sinceri complimenti, perché Nuova Villa Claudia continua a dimostrarsi aderente alle esigenze del quotidiano nonché eccellente apripista in una serie di iniziative. Partiamo facendo un piccolo passo indietro. Nei primi mesi dell’anno in corso avete aderito al Progetto ELIPSE, un’iniziativa all’avanguardia, pensata e costruita sul paziente, un meccanismo teso a sostenerlo e supportarlo a trecentosessanta gradi…
Buongiorno a voi, ha ragione, noi siamo molto attenti all’innovazione e quello che lei riporta costituisce un’innovazione assoluta nel campo dell’obesità, una sorta di sostituto per la chirurgia barbarica ovvero quella branca che si occupa del trattamento chirurgico teso ad agevolare le perdite di peso. Oggi si è soliti rivolgersi molto a questa chirurgia, che però è suscettibile di creare grandi problemi nella vita sociale e anche quotidiana delle persone, perché creando delle difficoltà nell’alimentazione riduce la loro socialità e la loro possibilità per esempio di stare a tavola con altre persone. Il progetto ELIPSE va a sostituire la chirurgia con un meccanismo innovativo. Un giovane ricercatore indiano ha studiato la possibilità di inserire all’interno di una capsula una membrana di un palloncino, collegata attraverso un piccolissimo sondino che permette di riempire questo palloncino una volta che la capsula è stata semplicemente ingoiata dal paziente. In parole povere: niente anestesia, niente gastroscopia. Il palloncino si gonfia nello stomaco e rimane nello stomaco quando il sondino è stato staccato. Nei quattro mesi successivi però il paziente segue in modo regolare e pedissequo un’alimentazione e uno stile di vita che gli viene imposto e consigliato, che se seguito diventa parte integrante del trattamento e fa sì che al termine dei quattro mesi il paziente abbia imparato a mangiare, ad andare in palestra, e soprattutto che l’obesità non è una questione estetica ma una vera e propria malattia, una patologia che addirittura porta a definire la massa grassa “tumore”. Tutto questo perché noi crediamo molto nello sviluppo di tutte quelle tecnologie che sono alternative a quelle che sono un po’ troppo invasive come la chirurgia bariatrica.
Prima di soffermarci sui profili contenutistici del vostro neonato progetto, andiamo alla ratio ispiratrice. E’ notizia recente che la sedicenne attivista svedese Greta Thunberg è stata scelta dal settimanale TIME che dal 1927 dedica la copertina del mese di dicembre alla “Persona dell’anno”, è stata la più giovane della storia a riuscire in questa piccola impresa, scavalcando anche Donald Trump. In questi giorni tra l’altro la Commissione Europea, presieduta da Ursula von der Leyen ha presentato il “Green Deal”, programma di ampio respiro teso a favorire investimenti verdi e in particolare (almeno nelle intenzioni) a rendere l’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 20150 e l’UE a divenire leader assoluta nella lotta ai cambiamenti climatici. Insomma, la via tracciata è molto chiara, e il vostro motto sembra integrarsi alla perfezione. “Green Please: abbiamo scelto di pensare GREEN, abbiamo scelto di guardare al futuro”. Un progetto pluriennale ambizioso, innovativo, ma davvero doveroso…
Senza dubbio, soprattuto doveroso. Noi curiamo la salute e siamo ben consapevoli del fatto che un ambiente insalubre crea patologia, quindi per noi curare l’ambiente e promuovere anche la coscienza di tutti gli operatori che girano intorno alla clinica – e mi creda che ne girano tanti, perché trattasi di fornitori, collaboratori, dipendenti, pazienti e loro paranti – e spingerli a collaborare nel nostro progetto rappresenta la priorità. Tutto questo farà sì che la salute dell’ambiente migliori e di conseguenza la salute delle persone migliori, e anche lo stare in questa struttura sarà più salubre, nel senso che noi seguiamo standard internazionali che sono delle certificazioni in ambito Asset, Facility e Servizi Sanitari, e anche sul Well. La certificazione WELL (Well Building Standard, misura e attesta il livello di qualità degli spazi interni di lavoro mediante un approccio olistico, focalizzato su una migliore qualità della vita negli edifici, ndr) inserisce la persona all’interno del “Green”: l’ambiente che circonda la persona crea anche un “Green” interno alla persona, uno stato migliore del proprio benessere.
Accreditata dalla Regione Lazio per le specialità di ginecologia, urologia, analisi di laboratorio e diagnostica per immagini inclusa la risonanza magnetica nucleare, per cardiologia ambulatoriale e per il servizio di emodialisi, la vostra Casa di Cura offre agli innumerevoli pazienti servizi sanitari di eccellenza in campo medico, diagnostico, chirurgico oltre a check-up per prevenire le maggiori patologie. Il vostro è un percorso sperimentale volto alla trasformazione in “Green Hospital” e mira dunque alla certificazione secondo i più elevati standard internazionali. Ci spiega quali saranno concretamente i campi d’azione, ad esempio in termini di materiali, risorse, gestione dell’acqua e dei rifiuti ospedalieri, acquisto di farmaci etc…?
Tutti questi elementi verranno presi in grande considerazione. Come sappiamo ci sono dei progetti di riduzione dell’impatto sull’ambiente che possono essere legati all’immobile quindi all’Asset, quella è una parte strutturale che affronteremo negli anni cominciando a correggere le parti che impattano maggiormente. E’ ovvio che noi ci troviamo in una struttura sanitaria, che ha dei reparti che non possono fare a meno di un’energia importante, quali la sala operatoria, la risonanza magnetica, questi hanno certamente dei consumi enormi. Tutto il resto però noi lo andremo a gestire tramite energie alternative. Cercheremo quindi di intraprendere il cammino dei pannelli solari, il fotovoltaico, il geotermico per il riscaldamento. A ciò aggiungiamo tutto il processo relativo all’interno della struttura. Quindi noi stiamo facendo un lavoro sui fornitori: tutti i nostri fornitori sono stati circolarizzati, stiamo facendo un lavoro di sostituzione di tutto il materiale che entra in questa struttura con il materiale ecosostenibile, quindi carta riciclata, erogatori dell’acqua con borracce in tritan che prenderanno il posto delle bottigliette, uno dei pilastri sarà la sostituzione della plastica, e quando non sostituibile – vale a dire laddove vi siano norme igieniche che ci impongono di portare al letto del paziente l’acqua chiusa useremo delle bottigliette di marche che hanno effettuato la scelta di andare verso il bio-compostabile. Tutto questo deve essere sempre legato alla sanità, non dobbiamo mai lasciare indietro la salute del paziente e la sicurezza del processo sanitario. Come dicevo, tutti i nostri fornitori stanno facendo questo lavoro con noi che è importantissimo e molto costoso, come sottolineavo anche nel giorno della presentazione. Quando vado ad acquistare un prodotto “Green” la differenza con un prodotto non “Green” è sensibile, costano molto di più.
Come si sostiene questo binomio green – sostenibilità economica?
Domanda importante. Noi abbiamo già immaginato di creare un centro unico di acquisto “Green” coinvolgendo altre strutture perché tu puoi anche coinvolgere strutture più piccole che non affrontano il discorso “Green” in quanto non economicamente sostenibile, ma all’interno di una rete “Green” questo discorso potrebbe invece riguardare un po’ tutti. C’è grande lavoro di ricerca, stiamo immaginando di coinvolgere altre società che vogliono intraprendere questo cambiamento. Stiamo facendo un percorso con tutti i nostri dipendenti perché purtroppo sebbene si parli tanto del “Green” poi concretamente si fa fatica. Quando abbiamo fatto la riunione per chiedere: “Dove si butta questo?”, su dieci interpellati abbiamo ricevuto dieci risposte diverse, questo dipende per esempio anche dal fatto che in ogni Comune la raccolta differenziata è diversa, purtroppo manca una omogeneità in questo senso. Chi ha ragione? E’ un lavoro che vuole far prendere atto alle persone dell’importanza del loro supporto, perché noi da soli non possiamo diventare green, serve una coscienza sociale forte.
In questo senso è auspicabile anche una riduzione dell’IVA per i prodotti GREEN?
Sarebbe perfetto, incentivare l’acquisto di prodotti “Green” attraverso un risparmio immediato. Io che sono azienda grande posso vedere il mio risparmio anche a lungo termine, ma una piccola azienda a fine mese deve pagare, quindi deve avere il risparmio economico immediato. Una riduzione dell’IVA sarebbe una cosa bellissima, semplice. Non siamo nelle condizioni di avere grandi risorse economiche come Stato, ma sicuramente valutare una cosa del genere potrebbe essere qualcosa di meglio rispetto alla tassa sulla plastica. Vede, se io metto la tassa sulla plastica e non incentivo l’acquisto del “Green”, io sempre quella bottiglietta di plastica mi comprerò.
Voi sorgete ai confini di un complesso strutturale bellissimo che di verde è pieno, come il Parco di Veio. Immagino che in tal senso sia prevista una sinergia, una vera e propria comunione di intenti…
Certamente sì, il presidente Polesi è stato presente nell’inaugurazione di fine novembre e ci siamo incontrati anche l’altro giorno per confermare la grande sinergia con il parco. Noi abbiamo anche fatto richiesta alla Regione di entrare a far parte del progetto che prevede la distribuzione di oltre mille alberi da piantare in zone verdi e poi siccome noi di verde qui intorno ne abbiamo tanto ci siamo messi a disposizione anche qui per piantare degli alberi autoctoni, può essere un altro elemento interessante.
L’ultimissima: un cenno alle tempistiche e infine un auspicio su questo nuovo corso.
Quanto alla tempistica, a breve inseriremo sul nostro sito di riferimento (www.nuovavillaclaudia.it) una nuova sezione dove andremo a fotografare e raccontare quello che stiamo facendo, in modo che tutti coloro che ci seguono possano comprendere quali sono i passaggi nel dettaglio. Ci sarà un crono-programma ad hoc. Abbiamo immaginato che per arrivare alla conclusione dell’iter ci vorranno tra i quattro e i cinque anni, però gran parte del progetto sarà sviluppata nei primi due anni in questione. Infine, l’auspicio è che questo nostro “progetto-pilota” possa essere preso ad esempio anche da altre strutture, anche in sinergia con noi, al fine di creare una rete di strutture sanitarie “Green” che facciano parte di un sistema comune in continua interazione e che possa permettere ad altre strutture di entrare. La speranza è che il nostro progetto non rimanga isolato. Tutto passa per la necessaria comprensione che qui in ballo c’è il futuro, non possiamo farne a meno.
Un sentito “Grazie” alla dottoressa Laura Melis, che ci ha invitati a trascorrere del tempo nella splendida area di Nuova Villa Claudia. Dalla qualità ambientale degli spazi interni all’acquisto di farmaci e dispositivi medici in prevalenza bio-degradabili e bio-compatibili; dall’uso di energia da fonti rinnovabili alla trasformazione dei rifiuti ospedalieri; dall’utilizzo (nella ristorazione) di alimenti biologici e l’approvvigionamento delle materie prime a filiera corta legate prevalentemente al territorio fino al cd “well-being” inteso come incremento dell’attenzione al benessere dei dipendenti e alla soddisfazione dei pazienti; dalle nuove modalità di formazione degli operatori al nuovo regime “paperless”, vale a dire la raccolta e archiviazione delle informazioni sanitarie sviluppata mediante la riduzione del consumo di carta: sono numerose e profondamente innovative le sfaccettature di un progetto destinato a far parlare in positivo, una sfida lanciata da una clinica che non ha disdegnato il compito di precorritrice di una nuova era, nel segno di un solo colore, quello che designa la speranza. Il “Green”.
Niccolò Faccini