(Fonte: la Repubblica, di Maria Elena Vincenzi) – Il giorno del giudizio è arrivato, quello che a rigore di statuto 5Stelle potrebbe costarle la poltrona sulla quasi siede da due anni esatti. Lei non ci sarà, ma si apre oggi, davanti al giudice monocratico di Roma, il processo che vede Virginia Raggi imputata per falso nella vicenda della nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele. La storia è quella della promozione a capo dell'Ufficio Turismo del dirigente della polizia municipale, parente del capo del personale finito in manette per corruzione insieme al costruttore Sergio Scarpellini. Nei giorni successivi all'arresto del braccio destro della prima cittadina, fece clamore l'incarico attribuito al fratello. E Raggi, nel tentativo di difendere il suo fedelissimo, avocò a sé la paternità di quella scelta: "Ho fatto tutto da sola, ho deciso io di promuoverlo", spiegando che l'allora capo delle Risorse Umane del Campidoglio non aveva avuto alcun ruolo in quella decisione, se non quello di " mera e pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte".
Una posizione ribadita con forza e messa per iscritto in una missiva alla responsabile capitolina dell'Anticorruzione. Ed è proprio per quelle parole che oggi la sindaca finirà sul banco degli imputati.
Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Francesco Dall'Olio, che inizialmente la accusavano anche di abuso d'ufficio, hanno chiesto il suo rinvio a giudizio per falso: quella lettera è smentita da una serie di messaggi tra la sindaca e Raffaele Marra ( trovati sul cellulare di quest'ultimo dai carabinieri del nucleo investigativo che lo hanno arrestato). Uno su tutti quello in cui la sindaca, via Telegram, si arrabbia: "Raffaele, questa cosa dello stipendio mi mette in difficoltà, me lo dovevi dire". Il riferimento è all'aumento di compenso che la nuova posizione garantiva all'altro Marra: circa 20mila euro l'anno.
Non solo: agli atti che ora sono in mano al giudice, ci sono anche una serie di colloqui in cui i due fratelli discutono di quella promozione: "Si è liberato il posto di responsabile del Turismo, fai la domanda", scriveva il capo del personale al fratello. Che il 9 novembre 2016, in effetti, ottenne quella promozione. La sindaca, in una memoria depositata a seguito della chiusura dell'inchiesta, ha cercato di smarcarsi attribuendo la scelta all'allora assessore Adriano Meloni. Chiunque abbia deciso, questa la tesi dell'accusa, non cambia i fatti: e cioè che a decidere di promuovere il fratello di Marra non fu lei, come invece scritto all'Anticorruzione. Per questo il 28 settembre la procura ha chiesto il rinvio a giudizio e, con mossa a sorpresa, l'avvocato della sindaca, Alessandro Mancori, ha chiesto il giudizio immediato, nel tentativo di evitare la pronuncia del giudice prima delle elezioni del 4 marzo. Ora si comincia. Con una lista di testimoni che va dal vicesindaco Luca Bergamo all'assessore Daniele Frongia, allo stesso Raffaele Marra.