(Fonte: www.repubblica.it)
•Saranno giorni decisivi per il destino giudiziario di Luca Parnasi, l'ex amministratore unico dell'Eurnova arrestato il 13 giugno scorso nell'ambito dell'inchiesta sulla costruzione dello stadio della Roma a Tor di Valle.
Dopo l'interrogatorio-fiume con i magistrati degli ultimi due giorni, nel quale ha sostanzialmente confermato quanto gli viene contestato nell'ordinanza cautelare dal gip (che lo ha definito 'dominus' di un'associazione per delinquere finalizzata al compimento di una serie di reati contro la pubblica amministrazione), Parnasi, attraverso i suoi difensori, gli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrino, ha presentato un'istanza di scarcerazione chiedendo, in subordine, gli arresti domiciliari alla luce del fatto che le sue ammissioni hanno dato ulteriore forza al quadro probatorio acquisito sino ad ora dalla Procura.
• CONFERMATO L'IMPIANTO ACCUSATORIO
Parnasi nei due incontri fiume, sollecitati dallo stesso costruttore, aveva ammesso tutto: quello che era contenuto nell'ordinanza di custodia cautelare, quello che emergeva chiaramente dalle intercettazioni telefoniche e ambientali e forse anche di più. "Ho pagato tutti i partiti", ha sostanzialmente confermato davanti agli inquirenti. Nel corso dell'atto istruttorio, l'indagato avrebbe ammesso, in tema di finanziamenti alla politica, di avere elargito denaro, dazioni fatte per un tornaconto personale, per accreditarsi, per avere rapporti con tutti i partiti, avrebbe ribadito a chi indaga così come emerge dalle carte dell'inchiesta.
"Ho pagato tutti", ha raccontato, in sintesi, il costruttore ai magistrati. Come sospettavano i pm e i carabinieri del nucleo investigativo che per mesi hanno monitorato ogni sua mossa, il costruttore, interessato a non conoscere ostacoli di alcun tipo nella realizzazione del nuovo stadio della Roma, non aveva scrupoli nè imbarazzi a elargire denaro e altre utilità a chiunque, a esponenti politici, movimenti, fondazioni o partiti, che fossero di maggioranza o no.
Somme in chiaro, tracciate, di cui sono stati spiegati significato e scopo, più altri contributi su cui dovranno essere fatti approfondimenti investigativi per capire se di natura lecita o illecita. Parnasi pagava per risultare simpatico, per aggirare possibili intoppi di natura burocratica e incassare autorizzazioni e 'via liberà di tipo tecnico, per velocizzare l'iter amministrativo di determinate procedure, per mantenere rapporti cordiali con chiunque, o anche solo per accreditarsi negli ambienti che contano in vista di futuri progetti imprenditoriali da intraprendere non solo a Roma.
I magistrati nelle prossime ore esprimeranno un parere su questa istanza che sarà poi vagliata dal gip Maria Paola Tomaselli.
• ANZALDI: "DICHIARAZIONI AGGRAVANO POSIZIONI DI DI MAIO E BONAFEDE"
"Il centro della presunta corruzione per lo stadio della Roma era il Movimento 5 stelle. È questo il quadro che viene fuori dagli interrogatori dell'imprenditore Parnasi, che aggravano ancora di più la posizione del partito di Di Maio e Bonafede". Commenta su Facebook il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi.
Le attenzioni economiche – prosegue Anzaldi – di Parnasi per Lanzalone derivano dal fatto che l'avvocato, su esplicita indicazione della sindaca Raggi, era il referente del Campidoglio a guida cinquestelle sulla procedura dello Stadio, ovvero il punto focale degli interessi di Parnasi. E non parliamo di finanziamenti regolari, tracciati e denunciati, ma di utilità personali come fatture per presunte prestazioni inesistenti o altri incarichi. A decidere sullo Stadio era il Campidoglio a guida M5s, non altri partiti, ed è stata proprio la Giunta Raggi, insieme a Lanzalone, a stravolgere il progetto della Giunta Marino, venendo incontro alle richieste dell'imprenditore. Alla fine, il risultato è stato: meno opere pubbliche per i cittadini, più consulenze per chi gestiva la partita a nome della Giunta".