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Cronaca

Paolo Borrometi: l’attacco alla libertà d’informazione non può essere giustificato

Paolo Borrometi è stato intervistato da Jacopo Nassi. Il giornalista vive sotto scorta dal 2014, anno in cui è stato minacciato dalla Mafia. Ecco le sue parole: "Tento di raccontare cosa accade nei nostri territori, partendo dalla mia vicenda personale. Ho scritto un libro "Un morto ogni tanto" anche per raccontare il mondo delle persone minacciate dalla mafia. Ho tentato di raccontare cosa accade alla Romanina con i Casamonica. Le mafie si intrufolano ovunque, anche per quanto riguarda i prodotti. La gente deve sapere perchè solo con la libera informazione può sapere da che parte stare. La stampa deve essere un cane da guardia della democrazia. La stampa deve essere molesta nei confronti del potere perchè deve andare a mettere in luce ciò che non va per informare i cittadini. Bisogna raccontare ovviamente la verità, ma nessun attacco può essere accettato. Ho 35 anni e sono 5 anni che vivo sotto scorta e non posso accettare che i giornalisti siano definiti pennivendoli o puttane. Non possiamo attaccare la libera informazione. Tutti vogliono la libertà finchè non viene attaccato il proprio partito o movimento. Noi abbiamo l'obbligo e il dovere di denunciare chi sbaglia, anche fra i giornalisti. Le generalizzazioni sono quelle che fanno male e sono gli aspetti più pericolosi del momento in cui viviamo. Dobbiamo difendere la libertà d'informazione che vuol dire essere liberi. Il dovere del giornalista è quello di raccontare, piaccia o meno. Nella mia esperienza ho ricevuto attacchi da tutti i partiti. Spesso quest'ultimi, quando hanno il potere, attaccano i giornalisti".

Borrometi infine ha detto su Roma: "Sono un cittadino acquisito di questa città, la vivo da quattro anni da quando mi hanno consigliato di svolgere il lavoro qui. Tanti problemi che vanno risolti e nessuno ha la bacchetta magica. Non si può pensare di trovare soluzione con uno o due anni di amministrazione. Mi dissocio dal titolo riferito alla sindaca "Patata Bollente". C'è bisogno di una stampa libera che racconti ciò che non va".