(Fonte: Corriere della Sera, di Stefania Moretti) – «Previdenti» al punto da rischiare di commettere reati. Sulla casa di riposo «Curzio Salvini» di Terracina, c’è una denuncia presentata alla procura di Latina. Assenteismo l’ipotesi di Luciana Selmi, avvocato e commissario straordinario dell’Ipab Santissima Annunziata di Gaeta, sotto la cui gestione ricade tanto l’ospizio di Terracina quanto la casa famiglia di Gaeta. Adesso saranno i magistrati a dover indagare per capire se quei sospetti siano fondati.
Da un controllo alla scoperta
I carabinieri di Terracina arrivano alla casa di riposo di via Anxur il 27 luglio. Ad aspettarli c’è il direttore della struttura Clemente Ruggiero, sul posto dalla mattina presto per un controllo. «Sospettavamo irregolarità, ma la realtà ha superato la fantasia», afferma il commissario straordinario Selmi. Di un dipendente che risultava in servizio, nessuna traccia; un altro, al lavoro, non aveva firmato il foglio presenze. In quattro, invece, lo avrebbero letteralmente precompilato fino al 31 luglio, segnando entrate, uscite e straordinari futuri; due di questi dipendenti, al momento, del controllo, non erano a lavorare. Anomala, insomma, risulterebbe la condotta di sei impiegati, tra operatori socio sanitari, cuochi e inservienti (non pochi, su un totale di una decina di dipendenti dell’ospizio). Rischiano di finire indagati – almeno – per truffa ai danni dello Stato. Ma oltre al profilo penale c’è quello contabile: «Dovrò valutare se segnalare il tutto alla Corte dei conti – continua il commissario straordinario Selmi -. Il nostro personale è pagato con soldi pubblici, essendo l’Ipab un ente regionale».
Ombre sulla gestione dell’ente
Non sarebbe la prima opacità. L’Ipab di Gaeta è commissariato dal 2015. L’ultima denuncia, per presunto assenteismo, riavvolge il nastro fino al 2010, cioè all’atto di nascita della Fondazione Alzaia. «Un ente mediatore – secondo Selmi – cui è stata trasferita, dall’Ipab, la gestione di casa di riposo e casa famiglia. Ma che bisogno c’era di un mediatore?». Il commissario straordinario parla di 300mila euro trasmigrati dall’Ipab alla Fondazione per l’avvio dell’attività. Oggi l’Alzaia è in liquidazione per riportare la gestione della casa di riposo e della casa famiglia sotto la diretta competenza dell’Ipab. «Ho segnalato tutto alla procura di Cassino – conclude Selmi – ma non so com’è andata a finire. Certo è che quando sono arrivata all’Ipab da commissario, ho trovato perfino le utenze staccate per morosità: non c’erano più neanche i soldi per pagare le bollette. L’Ipab era ridotto a un osso spolpato».