(Fonte: Corriere della Sera, di Rinaldo Frignani) – E’ la Capitale delle buche. E non solo d’Italia ma quantomeno dell’Occidente. Roma ridotta a gruviera, con rattoppi di bitume che saltano alla prima pioggia oppure diventano parte integrante di voragini grandi e piccole. Un’emergenza continua insieme con dissesti stradali, avvallamenti dell’asfalto, radici di alberi che arrivano fino al centro della carreggiata. Non c’è quartiere, non c’è strada ad alto scorrimento o di normale viabilità che non sia colpita da problemi grandi e piccoli. Che in alcuni casi – molti per la verità – per chi viaggia in moto e scooter si trasformano in vere e proprie gimkane. Anche pericolose, perché non mancano gli incidenti causati dalle buche, con morti e feriti.
L’elenco delle strade chiuse per dissesto si allunga di mese in mese, vengono riaperte ma poi richiuse subito quando i danni si ripresentano sempre per gli stessi motivi. Il Comune ha disposto il limite di velocità di 30 chilometri all’ora sulle consolari e le grandi arterie spesso aggiungendo il segnale di pericolo per strada dissestata. Sull’asfalto restano però le riparazioni sommarie, senza interventi strutturali definitivi. E alla prima pioggia ilo problema si ripresenta, come anche la sequela di incidenti stradali, gravi e meno gravi. Dall’inizio dell’anno a Roma sono già morte 83 persone, oltre la metà viaggiavano su due ruote. E se eccesso di velocità e troppe distrazioni sono i motivi ipotizzati per diversi scontri e cadute fatali, fra le cause ci sono anche le precarie condizioni dell’asfalto romano.