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Cronaca

Roma, braccio di ferro sulla sesta facoltà di Medicina della capitale

(Fonte: La Repubblica, di Carlo Picozza) – Di che cosa stiamo parlando:

Il ministero dell'Università ha dato l'ok all'istituzione della facoltà di Medicina gestita dai religiosi camilliani. Ma contro l'UniCamillus si schiera la Regione che non aveva dato il proprio parere. In precedenza, sotto il governo di Renata Polverini, al contrario, il progetto aveva avuto il placet della Regione. Controverso l'atteggiamento dell'Anvur, l'organismo di vigilanza sulle università controllato dal ministero. Dopo un iniziale no con tanto di ricorso al Tar l'Anvur ha cambiato idea. Per bocca dell'assessore alla Sanità di Zingaretti non c'è alcuna necessità di una nuova facoltà a Roma e annuncia che non sarà concesso alcuna convenzione con le strutture pubbliche

Nasce nel Lazio la sesta facoltà di Medicina e Chirurgia, la terza di natura privata, tra sorpresa e attacchi al calor bianco della Regione contro il Miur, il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Denominata " Saint Camillus international university of Healt sciences", già nel decreto istitutivo, firmato sei mesi fa dalla ministra Valeria Fedeli, le è stato attribuito il "nomignolo" di "UniCamillus". Avrà al seguito cinque corsi di laurea triennali: Infermieristica, Fisioterapia, Tecniche di laboratorio biomedico, Ostetricia e Radiologia. E sarà gestita dai camilliani con quartiere generale nel quadrante Tiburtino.

"Non bastavano le cinque facoltà esistenti, due alla Sapienza – Umberto I e Sant'Andrea – , una al Policlinico Tor Vergata, le altre alla Cattolica e al Campus Biomedico? " , attacca Alessio D'Amato, assessore alla Sanità della Regione che, unica tra le istituzioni coinvolte, però, non ha inviato al ministero il suo parere ( comunque, non vincolante). Poco prima della campagna elettorale per le regionali, la richiesta di pronunciamento dal Miur era giunta sul tavolo del vicepresidente della giunta regionale, Massimiliano Smeriglio, al tempo assessore alla Formazione.

Pollice verso, invece, da parte dell'Anvur, l'Agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca che, vigilato proprio dal Miur, nel marzo 2015 aveva presentato anche un ricorso al Tar contro la decisione. Salvo poi tornare sui suoi passi, era il settembre 2017, dopo il superamento delle criticità segnalate ( l'inadeguata offerta formativa, l'esiguo numero dei docenti, le angustie della sede) e il parere favorevole del Consiglio universitario nazionale espresso tre mesi prima.

La scelta, insomma, nasceva già tra contraddizioni e incertezze. Anche se il Tar respinse la richiesta di sospensiva avanzata dall'Anvur. E la stessa Regione, il 28 febbraio 2013, si era pronunciata per il sì. Erano altri tempi. La giunta di Renata Polverini, pochi giorni dopo, avrebbe gettato la spugna. E al timone del ministero c'era Francesco Profumo, anche lui in uscita da lì a due mesi esatti. Tant'è, la vicenda ora infiamma il contenzioso della Regione con il ministero dal quale non replicano. Ricordano solo le tappe che hanno portato alla firma del decreto il 12 novembre scorso. E i toni si alzano: "Quella facoltà – taglia corto D'Amato – è estranea alla programmazione sanitaria della Regione. Non ci sarà alcun impegno finanziario nostro per sostenerla ".

Sono già nove, però, tra ospedali e altri centri, pubblici e privati, che, d'accordo con la facoltà, dovrebbero concorrere a ospitare gli allievi, ognuno dei quali avrà a disposizione tre posti letto ( i 120 iscritti potrebbero avvantaggiarsi per la didattica sul campo di 360 degenze): San Giovanni, Spallanzani, Policlinico Tor Vergata, San Carlo di Nancy, American Hospital, San Raffaele alla Pisana, Istituto dermopatico dell'Immacolata, Madonna della Fiducia e Nomentana Hospital. Anche su questo terreno, però, è scontro aperto: " Non autorizzeremo convenzione alcuna con i centri pubblici né con quelli privati accreditati", annuncia D'Amato. "Non saranno messi a disposizione della facoltà privata – conclude l'assessore – posti letto né risorse finanziarie e presto il governatore Nicola Zingaretti, come commissario di governo alla Sanità, firmerà un decreto per mettere la parola fine a questa storia".