(Fonte: www.repubblica.it)
(di Laura Mari) – Il condono del suk pende come una spada di Damocle sui Municipi. Dopo l'approvazione della delibera sul commercio su area pubblica da parte del Campidoglio, ora a dover decidere se sanare o allontanare le bancarelle irregolari dalle aree di maggior pregio sono le amministrazioni territoriali.
Il regolamento "salva-Tredicine, voluto dal presidente grillino della commissione Commercio, Andrea Coia, prevede che le cosiddette bancarelle anomale, ovvero in contrasto con le norme vigenti (ad esempio con il codice della strada) possano essere trasformate in posteggi fissi (e dunque autorizzate a restare dove sono) se entro 90 giorni il Municipio di appartenenza accetterà la richiesta dell'ambulante. Una sanatoria che, se passasse, rischierebbe di rendere legale il suk che quotidianamente invade le aree davanti ai monumenti del centro storico, ma che assedia anche gli incroci stradali e i marciapiedi.
Una giungla di bancarelle ben rappresentata dai numeri dell'ultimo censimento del tavolo capitolino del decoro. In città, infatti, le postazioni anomale sono 149, di cui 45 nel I Municipio e 36 nel centro storico (in zona Vaticano, invece, sono 9). "Numeri inquietanti, che testimoniano la necessità di fare ordine e restituire decoro al salotto di Roma", sottolinea Sabrina Alfonsi, presidente del I Municipio. Che avverte: "Non abbiamo intenzione di condonare le bancarelle anomale. Entro tre mesi esamineremo tutte le richieste e non assegneremo licenze fisse a quegli ambulanti che stazionano a ridosso dei monumenti".
Tolleranza zero, dunque, per chi finora ha potuto vendere la propria merce nelle aree di maggior pregio e in deroga ad ogni regola. Bancarelle non a norma che vanno ad aggiungersi alle decine di postazioni autorizzate che assediano il I Municipio. Solo nel centro storico, ad esempio, ogni giorno lavorano 26 camion bar, 71 urtisti, 42 bancarelle stagionali, 87 a rotazione e 57 fisse che occupano spazi di ogni rione, da Monti al Colosseo, dall'Esquilino alla Fontana di Trevi.
"Con l'approvazione del regolamento targato 5Stelle si è persa una straordinaria occasione per riportare decoro a Roma", attacca Tatiana Campioni, assessore al Commercio del I Municipio. "Per arginare il degrado – spiega – stiamo censendo tutte le bancarelle e contemporaneamente controlliamo se la loro posizione sia in contrasto con le norme del codice della strada o della tutela del patrimonio artistico". Le postazioni irregolari saranno cancellate per, sottolinea Campioni, "preservare e salvaguardare il diritto dei residenti alla vivibilità del territorio ".
Ma le bancarelle anomale non si trovano solo nel centro storico (ad esempio in piazza di Spagna all'angolo con via Condotti o in via del Lavatore, davanti alla Fontana di Trevi), ma anche in molti altri quartieri della città, Nel II Municipio, zona Salario-Parioli, sono 36, mentre tra Centocelle e il Prenestino (V Municipio) arrivano a 24. A Monte Sacro-Conca d'Oro (III Municipio) sono 15. Numeri che incrementano la cifra totale di circa 12mila bancarelle presenti in tutto il territorio della capitale e che ora toccherà all'assessore capitolino al Commercio, Andrea Meloni, tentare di riordinare dopo l'approvazione della delibera "salva-Tredicine".
Il provvedimento votato dall'Aula Giulio Cesare non stabilisce regole più ferree per gli ambulanti, bensì ratifica sanzioni irrisorie e cancella la specificità merceologica. In pratica, gli ambulanti potranno vendere anche merce diversa da quella prevista dalla licenza.
"Questa delibera è una vera è propria follia", attacca la consigliera radicale del I Municipio, Nathalie Naim. "Il suolo pubblico – prosegue è di tutti i cittadini e non può diventare una proprietà privata per chi non produce alcun servizio utile ma anzi, crea disagio e degrado". Secondo Naim "la delibera continua a privilegiare il monopolio delle grandi famiglie di ambulanti che, in virtù del criterio di anzianità, potranno continuare a ottenere licenze". Sebbene infatti la delibera 5Stelle preveda che ogni famiglia possa avere massimo venti licenze per ogni Municipio (dieci nel settore alimentare e altrettante in quello non alimentare), avvalendosi di prestanome, i grandi imprenditori dell'ambulantato porebbero continuare a gestire il settore nella capitale.
Intanto, associazioni e comitati minacciano ricorsi al Tar per fermare una delibera che ritengono "in pieno contrasto con la direttiva europea Bolkestein ".