2 maggio 1927 Gino Girolimoni viene arrestato con l'accusa di una serie di delitti, tanto brutali quanto orribili per la giovane età delle vittime, lo stupro di sette bambine e l'omicidio di cinque di loro.
Viene additato come "Mostro" dalla stampa. Il suo cognome ancora oggi è utilizzato per chi si macchia di atti violenti contro i bambini.
Contro di lui, diversi indizi, molti dei quali costruiti dalla polizia pur di punire il colpevole. Successivamente scagionato, ne ebbe comunque la vita sconvolta. La sua vicenda di errore giudiziario rappresenta un caso emblematico degli effetti perversi sulla pubblica opinione di una campagna giornalistica pilotata e aprioristicamente accusatoria.
Nel marzo del 1928 verrà assolto e scarcerato in gran segreto. Nel frattempo aveva però scontato undici mesi di carcere.
Il proscioglimento di Girolimoni passò però sotto silenzio: la notizia, per ragioni di convenienza politica, venne relegata dai giornali, con scarsa evidenza, nelle pagine interne: il giornale romano La tribuna ne diede notizia in un trafiletto a pagina quattro.
Non riuscendo più a proseguire il suo lavoro, perse ben presto il suo discreto patrimonio. Cercò di sopravvivere riparando biciclette o facendo il ciabattino nei popolari quartieri di San Lorenzo e Testaccio.